“Voilà” Schino ai Teatri di Vetro

Recensione di Voilà – regia di Vincenzo Schino

schino

La sala del Teatro Palladium è piena per la quarta serata del festival Teatri di Vetro. Sul palco sta per prendere vita l’ultimo spettacolo interamente curato e diretto da Vincenzo Schino dal titolo Voilà. Un piccolo teatrino per burattini viene distrutto e nel sipario si crea un grande foro che permette allo sguardo di spiare uno spazio angusto, totalmente illuminato di un rosso cupo. Un luogo in cui si alterneranno, come una sfilata carnevalesca dai tratti inquietanti, figure in maschera molto suggestive. La prima è interamente vestita di bianco, rievoca il Pulcinella della Commedia dell’Arte, ma qui anche la sua maschera è bianca. Non parla, a tratti produce versi senza senso e alzando le mani al cielo, in un Voilà cade di schiena sulla sua gobba. Dopo di lui anche tutte le altre maschere che si alterneranno sulla scena non faranno altro che camminare o compiere strane acrobazie circensi, per poi cadere e ancora rialzarsi e ricominciare.

L’idea prende spunto da un’intervista di Carmelo Bene in cui parla di Buster Keaton e immagina una terra sferica e unta di sapone in cui si scivolacontinuamente. Talvolta ci si rialza ma poi in un ‘voilà’ si ricomincia a cadere. Così cade l’uomo con la faccia di scimmia, cade la ragazza-bambola dalla sua grande sedia di legno, cade lo strano personaggio vestito di nero stile Nightmare Before Christmas di Tim Burton. Personaggi fantastici e dai volti perturbanti animano un ambiente capace di assumere di volta in volta le sembianze di un tendone da circo, di una soffitta dove i vecchi giocattoli prendono vita o l’interno di una chiesa sconsacrata, fatta a pezzi dal tempo, dove cadono calcinacci dal soffitto.È ancora più difficile mantenersi in equilibrio. Si continua a cadere.

Uno spettacolo che lascia spazio a varie interpretazioni ma che forse non vuole minimamente essere interpretato. Grande la cura per i particolari che caratterizzano le maschere. L’ambiente è composto da un unico grande tendone rosso animato da ben studiati giochi di luce e rifrazioni. Lo spettatore esce dalla sala spiazzato e sconcertato, tentando di rimettere insieme i pezzi di una storia senza inizio e senza fine, di una non-storia. A tratti un incubo infantile dove quelle facce di bambole che alla luce del giorno sono familiari, al buio diventano sconosciute e inquietanti.

Visto al Teatro Palladium, Teatri di Vetro

Valentina Piscitelli

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