10 Domande a… Stefano Ricci


Stefano Ricci - Gianni Forte

Incontriamo i registi presenti al festival Primavera dei Teatri per rivolgere le nostre “10 Domande a…”. Uno scambio di battute brevi ma prettamente significative per conoscerli meglio. Risponde Stefano Ricci per ricci/forte presente a Primavera dei Teatri con Grimmless.

 

 

 

 


1. Come definirebbe il suo/vostro teatro?

Biotico, necessario e mutante

2. Che cos’è il teatro di ricerca?
Non credo che esista un teatro di ricerca; esiste un teatro, un modo di esprimersi e di stabilire un contatto con qualcuno che guarda. Esiste un teatro che ha bisogno di porre degli interrogativi e un teatro che invece si limita a intrattenere. Credo che la ricerca, il dubbio e il punto interrogativo siano sempre indispensabili, siano la base di qualunque tipo di indagine. Il teatro di ricerca è semplicemente il teatro

3. Come lo spiegherebbe ad un profano?
Credo che sia un costringerlo, un legarlo ad una sedia e obbligarlo a vivere un’esperienza, perché di questo si tratta, di un’esperienza. In qualche modo siamo indotti a credere che il teatro sia sinonimo di noia, di sonnolenza e di attività postprandiale, di recupero di testi polverosi; qualcosa che ha a che fare molto con la scuola, e non è così. Quindi glielo spiegherei legandolo a una poltrona in platea e risvegliandolo a un ascolto, che poi è la funzione del teatro oggi

4. Grimmless in una frase.
Se siamo la degenerazione delle fiabe che ci hanno raccontato da bambini, andiamo a scoprire dove si nasconde questa bacchetta magica che è sicuramente dentro di noi

5. Che cos’è per lei/voi Primavera dei Teatri?
È
un luogo nuovo per noi, perché è la prima volta che siamo qua; ma è in qualche modo familiare: nonostante le differenze grammaticali, si respira una complicità che è legata comunque ad una sintonia sul presente oltre l’affetto che si percepisce, che ci viene mostrato, esposto, regalato dai direttori artistici della manifestazione. C’è veramente questo sentirsi in qualche modo, non dico a casa, però confortati da una sensazione di condivisione rispetto a quelli che possono essere gli esiti di un presente che è appunto mutevole e incerto

6. Se la sua vita fosse uno spettacolo teatrale chi sarebbe il regista?
Direi una trinità: Dio, Gaga e David Lynch

7. Lo spettacolo che le ha cambiato la vita?
Lo spettacolo che mi cambia la vita avviene quando il potere della fantasia irrompe nel quotidiano e ci consegna la storia; quando c’è la capacità di reazione; quando riusciamo a sorprenderci anche di come reagiamo rispetto a quello che ci accade. Credo che questo sia lo spettacolo più bello della mia vita

8. Uno scrittore che metterebbe in scena o a cui chiederebbe di scrivere una drammaturgia per lei?
Louis-Ferdinand Céline e Philippe Roth

9. Potendo scegliere: teatro come sede della compagnia o nomadismo?
Nomadismo a tutti i costi. Nomadismo è movimento, è trasformazione, è conoscenza e incontro. Nomadismo assoluto

10. Quali sono le possibilità che il teatro possiede e che lo fa essere un’arte fondamentale?
Il teatro possiede la capacità di esporsi in maniera diretta e autentica con qualcuno che ascolta e quindi la sua virulenza, il suo potere eversivo è proprio nel mostrarsi nudo, senza pelle, vulnerabile probabilmente; ma in qualche modo potente nella sua vulnerabilità, perché è nella fallibilità che ci riconosciamo e questo al di là del potere fascinoso del palcoscenico. È questa la vera arma che lo differenzia dagli altri media che restano invece rutilanti, ma fasulli

 

Biografia di ricci/forte
Si formano all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e alla New York University, studiano drammaturgia con Edward Albee. Vincono i Premi Studio 12, Oddone Cappellino, Vallecorsi, Fondi-La Pastora e Hystrio per la Drammaturgia. Stanislas Nordey, Elisabetta Pozzi, Maria Paiato e Massimo Popolizio sono stati, tra gli altri, interpreti dei loro testi e mise en scène. Rappresentano la scena italiana a Rouen, Marsiglia, Parigi. Partecipano a diversi festival in Francia, Romania, Inghilterra e Germania. Tra gli spettacoli ricordiamo troia’s discount, metamorpHotel, 100% furioso, ploutos (che ottiene il premio della Critica come miglior drammaturgia Biennale Teatro/Venezia), macadamia nut brittle, pinter’s anatomy, troilo Vs. cressida, some disordered christmas interior geometries. Nel 2011 debutta grimmless. (Biografia gentilmente concessa dal sito primaveradeiteatri.it)

3 thoughts on “10 Domande a… Stefano Ricci

  1. llazarus says:

    Louis-Ferdinand Céline e Philippe Roth….TUTTA LA VITA… con qualche incurisone della GAGa…. <3 love :)

  2. Marco Lucetti says:

    Merita sempre un ringraziamento chi pubblica interviste a Ricci/Forte. In questo caso, domande interessanti, appropriate e curiose ci permettono di scoprire e conoscere qualcosa in più ancora dei due autori. Ricci /Forte sono il fenomeno teatrale italiano ( e non solo) degli ultimi anni ed ogni rappresentazione di una loro opera diventa un evento culturale. Onore a chi si adopera per diffondere la loro arte ed il loro teatro così innovativo e moderno eppure , o forse proprio per quello, così amato da tutti, giovani e non. Ciò a dimostrazione che c’è chi si entusiasma ,eccome, quando qualcuno sa proporre qualcosa di stimolante, artisticamente valido e culturalmente importante. Io , da spettatore, seguo con interesse il percorso artistico –creativo di Ricci/Forte e mai potrei rinunciarvi.
    In nome dell’arte, che è ciò che rimane nei secoli di ogni civiltà, dico: “ R/F ora e per sempre”.

  3. Marco Edulio says:

    eccomi al buio che attendo l’inizio. Nell’attesa di quei pochi minuti sono come un affamato che attende che gli venga servito un succulento pasto di cui però si ignora il sapore. Anche la prima volta è stato così. Mi è bastato vedere qualche immagine per capire che tutto ciò sarebbe stato un sapore che anelavo e del quale non avrei più fatto a meno. Profano di teatro, illibato è stata come la prima notte di nozze di una sposina vergine. Ecco a cui posso vagamente collegare la mia esperienza con il teatro di Ricci Forte. Non si assiste, si vive dentro. Non hai idea di quali sensi ti possa scatenare, lo sai solo dopo e l’appagamento intenso dura poco e non vedi l’ora di averne ancora ed ancora. E’ fame di vita, di sensazioni, confermo che non si è spettatori ma sono cose vive che entrano a far parte di te. E’ anche come un museo…… se assapori l’arte ne vuoi sempre di più e non vedi l’ora di entrare in un altro museo o di rigustarti lo stesso… per nutrirti di arte…. ecco i camerieri con il mio anelato pasto… si comincia.

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