Recensione a North B-East – Carichi Sospesi
Non risparmiano niente alla loro città i padovani Marco Tizianel e Silvio Barbiero – dei Carichi Sospesi – ideatori, autori ed interpreti di North B-East. I due artisti, infatti, scagliano un vero e proprio “j’accuse” contro il nord-est, svelandone, con ironia e consapevolezza, tutte lecontraddizioni, attraverso la costruzione di due personaggi decisamente antitetici: uno studente ampiamente fuoricorso, svogliato, incapace di vivere serenamente la propria omosessualità e di ammettere la propria inettitudine alimentata da canne, avventurette e delusioni; un rampante uomo in carriera, bancario, spregiudicato nel suo lavoro, ma saturo di pregiudizi verso tutti gli altri. Rappresentativi, da una parte, di una città universitaria senza fermento creativo ed impegno attivo, perché ormai annegata nello spritz – l’aperitivo sembra divenuto, ormai, l’unica attività ‘extrascolastica’. Ma anche di quel più conosciuto nord-est produttivo, xenofobo, fatto di “capannoni e campi di mais” senza fine e cinici parvenu.
Due stereotipi, quindi, ma sapientemente interpretati da Marco Tizianel (lo studente) e Silvio Barbiero (il funzionario) senza facili ed eccessivi cliché, che avrebbero appiattito i personaggi e ridotto la forza del lavoro. Una forza che sta, invece, proprio nell’assoluta credibilità dei due protagonisti, tristemente realistici, che, ognuno su un cubo in metallo, monologano e mai dialogano, se non per poche battute nel finale.
Il testo scorre rapido, e nasce evidentemente da una necessità, una consapevolezza di abitare in una regione che sta pericolosamente andando alla deriva; una deriva sempre più tinta di un verde acceso, potente, che fa dell’ignoranza la sua forza, dell’odio la sua bandiera e della cittadinanza l’unico motivo di orgoglio e diritti. Ma la drammaturgia composta dai due debuttanti autori è molto lontana dall’essere un – noioso, seppur condivisibile – proclama politico. Alternando, al contrario, problemi più futili, e che fanno sorridere – come i difetti della mobilità pubblica – a verità più scomode – lo sfruttamento dei clandestini nelle fabbriche abusive, lo spaccio, il muro di via Anelli… – , ma soprattutto filtrando questi contenuti attraverso le vicende personali dei due protagonisti, North B-East diviene uno spettacolo quasi leggero.
Un limpido specchio di una società esausta, spompata dalla frenetica corsa verso la ricchezza, le macchine di lusso, l’agiatezza vuota; una corsa durante la quale qualcosa – forse semplicemente l’umanità delle persone – è andata persa.
Visto al Cinema Lux, Padova
Silvia Gatto