Recensione a Iago, Desdemona e Otello di Roberto Latini
e Le2Stanze di Alfonso Postiglione
E’ un gioco di coppie, un perdersi e lasciarsi per trovarsi ancora, un incontro-scontro, un crocicchio di vite inestricabile, un gomitolo di rapporti spesso malati e incurabili il filo che lega Le2stanze di Alfonso Postiglione e Iago, Desdemona e Otello di Roberto Latini, due spettacoli sulla coppia e sulla morte, sul dolore e sulla redenzione.
Iago, Desdemona e Otello è un insieme di due riletture del dramma shakespeariano, visto attraverso gli occhi di personaggi diversi. Due frammenti di vite, che si intrecciano e interloquiscono. Roberto Latini veste i panni di Iago e Otello, ma anche di Brabanzio – il padre di Desdemona – e del Doge che li sposa. Due tempi quindi, il primo incentrato sulla trama intessuta da Iago per vendicarsi di Otello, e l’altro concentrato sulla morte di Desdemona e il dolore dello sposo. Un lavoro visivamente semplice, un unico attore in scena, qualche gioco di luce, un microfono. Tutto lasciato nelle mani dell’autore, mani sapienti che puntano su una forte presenza scenica, un trasformismo fisico e vocale capace di gestire più personaggi contemporaneamente distinguendoli con precisione e maestria. Un corpo presente quello di Latini, energia pura dalla pianta dei piedi fino al capo, che coinvolge tutto il corpo donandogli un espressività unica nel suo genere. L’Otello di Latini è un personaggio in caduta libera, un corpo scosso da un moto perpetuo, un dolore compresso che si trasmette nella voce rotta, nel silenzio mai fermo, nello sguardo truce.
Desdemona compare in un secondo tempo, è interpretata da Elena de Carolis, eterea e fresca al suo debutto assoluto, perfetta per leggerezza, ingenuità e candore. Un lavoro toccante, forse ancora in via di sviluppo, che merita un risultato finale organico, magari unendo primo e secondo tempo, usando ancora il montaggio come mezzo espressivo.
Le2stanze di Postiglione è ancora uno studio e viene presentato per la maggior parte in lettura scenica. I protagonisti sono due personaggi, forse Medea e Giasone, forse marito e moglie, finiti nell’aldilà in due stanze separate, nelle quali dovranno scontare la loro pena, redimersi dai peccati fatti per poter ricongiungersi. Un dialogo incrociato ai confini del purgatorio. Entrambi sono assistiti nel loro cammino da un angelo che non è altro che l’altro mascherato, che li aiuterà a perdonare per essere perdonato. Il testo non risulta molto brillante, oltre al gioco di scambio e di rilettura dei miti, non presenta idee particolari. Così è anche per la messa in scena della prima parte: un piccolo cubo all’interno del quale agiscono i personaggi, osservati dal pubblico e da una piccola video camera, certamente uno studio che ha ancora bisogno di essere approfondito, lavorato, agito.
Visto all’Armunia Festival, Castiglioncello
Camilla Toso