Recensione a Molto rumore per nulla regia di Gabriele Lavia
Una compagnia giovane, guidata da un grande attore, Gabriele Lavia, ora regista; un palco, quello del Teatro Goldoni di Venezia, e un comunicato per i diritti dei lavoratori dello spettacolo. È così che si apre la nuova stagione del Teatro Stabile del Veneto. «Viene letto da dicembre 2008, in tutti luoghi di spettacolo d’Italia». Un comunicato per i diritti dei lavoratori dello spettacolo dove si chiedono garanzie sociali, ripristino delle risorse destinate allo spettacolo, una regolamentazione trasparente ed un’equa distribuzione dei fondi. Questa protesta è nata proprio un anno fa durante le prove di Molto rumore per nulla, è stata ed è tutt’ora inoltrata da Zeropuntotre, un gruppo di operatori teatrali che insieme ai colleghi della compagnia ha deciso di portare questo comunicato in ogni teatro che li avrebbe ospitati. Giunta a Venezia, a quasi un anno di distanza, questa voce non ha ancora trovato ascolto; applausi, casomai da parte del pubblico. Gli stessi applausi che aprono la scena e che danno il via allo spettacolo.
Il governatore di Messina, Leonato, ospita il principe Don Pedro tornato dalla guerra e il suo rivale Don Juan. Li accompagnano Claudio, fedele amico, e Benedetto. Ero, figlia di Leonato, si innamora ricambiata da Claudio. Beatrice, ironica e focosa cugina, s’innamora di Benedetto, in un costante gioco di derisione e desiderio. Claudio e Ero stanno per sposarsi quando Don Juan calunnia la futura sposa accusandola di tradimento; Claudio, di conseguenza, la rifiuta. L’inganno sarà smascherato, e tutto finirà bene.
Un musical, un’operetta, una tragicommedia. Musiche incalzanti e danze di gruppo, intrecci amorosi e sotterfugi, false morti e duelli per un perfetto condensato dei temi chiave della commedia shakespeariana. Attori tutti in scena, da subito: l’atmosfera è quella di una sala prove, tuta nera e scarpe sportive sotto, abito di broccato e velluto sopra. Sembrano grandi vestaglie i costumi di Andrea Viotti, ma arricchiscono la scena pur lasciando spazio all’azione e alla danza. Cinque atti di puro ritmo, accompagnati dalle canzoni e dalle musiche originali di Andrea Nicolini, sonorità che restano in testa per tutta la serata fino al mattino seguente.
La regia di Lavia penetra a fondo nel testo di Shakespeare, lo analizza e lo svolge per renderlo chiaro in tutti i suoi snodi. A scandire il tempo del testo l’esatta divisione in scene e l’alternarsi delle storie tra personaggi principali e ruoli minori. Spicca Lorenzo Lavia, nella calzante parte di Benedetto, restituito in una fresca ed intensa interpretazione; bravi tutti gli attori sia nelle singole parti che nel lavoro di gruppo, cori e danze forse un po’ troppo enfatizzati ma certamente coinvolgenti. Una nota di merito va alle interpretazioni dei ruoli minori, le sciagurate e divertentissime guardie della ronda, i musici e tutta la corte. Uno spettacolo fresco e movimentato, di stampo classico ma ben calibrato. Applausi e saluti finali durante i quali non si può non pensare alla riflessione iniziale: «forse l’arte non è la cosa più importante al mondo ma provate a immaginare un mondo senza arte». (dal testo del comunicato)
Visto al Teatro Goldoni, Venezia
Camilla Toso