Recensione a Pornobboy – Babilonia Teatri
Tra sperimentazione, performance e impegno sociale, i Babilonia Teatri emergono ancora come una delle più interessanti e audaci rivelazioni della scena italiana. L’ultima provocazione della giovane compagnia veronese, Pornobboy, è un’opera travolgente e intensa nella sua essenzialità, un abilissimo lavoro di costruzione linguistica e di decostruzione scenica. Lo spettacolo deriva, infatti, da due studi preliminari; tolti i water, tolte le stampanti, tolti i palloncini, resta l’ossatura, una cascata di parole. Scritto da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, Pornobboy è uno zapping isterico e convulso, un condensato del bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti quotidianamente. È dedicato alla carta stampata, segno ridondante attraverso i manifesti sullo sfondo, alla politica, alla religione, al gossip, ai media.
Al centro della scena, sguardo fisso nel vuoto, i tre protagonisti, non personaggi, ma anch’essi solo mezzi di espressione; la loro fissità, l’immobilismo che li caratterizza, rispecchia perfettamente lo stato ipnotico in cui cade il pubblico. In contrasto con questa paralisi scenica, l’irruenza della parola.
A metà del duro e sarcastico monologo a tre, viene voglia di alzarsi e gridare storditi dal suono monotono delle voci cantilenanti, ma la cosa più fastidiosa è che man mano che procedono ti accorgi che è proprio così, quello che dicono è davvero il mondo in cui viviamo: l’ossessione per i dettagli raccapriccianti invece di un rispettoso silenzio, la ricerca forsennata dell’ultima foto scandalo invece della dovuta discrezione, chi sciorina la propria vita privata e chi specula su quella degli altri.
I Babilonia Teatri si confermano eccellenti interpreti della realtà e intelligenti sperimentatori e con Pornobboy disegnano con tratti freddi e lucidi le ossessioni, le contraddizioni e le follie del nostro tempo, permettendo al pubblico di scontrarsi con questa realtà e di riflettere un po’ anche su se stessi.
Visto al Teatro Aurora, Marghera
Stefania Taddeo