Così come Cenerentola arriva a palazzo a ballo già iniziato, il Tamburo di Kattrin mette il naso nella programmazione della Biennale Danza un po’ fuori orario. Analogia calzante, i bene informati sapranno che la danza si porta dietro il nomignolo di “Cenerentola del palcoscenico”, spedita in ultima fila dai circuiti teatrali italiani come una bimba miserabile. E speriamo che di questo il nostro principe azzurro non ce ne voglia.
Perciò sorprende che l’Arsenale della Danza, il cantiere di lavoro messo in piedi da Ismael Ivo, direttore artistico del Settore Danza della Biennale di Venezia, all’interno del progetto Grado Zero, intenda creare un ponte tra giovani allievi danzatori, coreografi di provenienza internazionale e pubblico. Il progetto, partito ufficialmente nel mese di marzo, prevede una formazione intensiva in danza contemporanea per un numero ristretto di allievi, proponendosi sotto forma di work in progress e andando a perlustrare i terreni della composizione e dell’improvvisazione coreografica. Non manca un buon armamentario teorico, dispensato attraverso lezioni e dibattiti a cura di critici e storici della danza.
Come i cantieri con le impalcature a vista, anche questo progetto scopre al pubblico le sue nervature strutturali, tramite appuntamenti fissi: Open Doors propone brevi rendez-vous, rigorosamente gratuiti, in cui vengono presentati i risultati delle masterclass oppure vengono spiegate alcune linee di percorrenza della danza contemporanea. Tutto ciò sia per testare la rispondenza del lavoro sviluppato da coreografi e allievi («il pubblico», dice Ivo, «è il nostro termometro»), sia per consegnare con non chalance una valigetta di istruzioni per l’uso agli spettatori che, tra giugno e luglio, andranno a vedere gli spettacoli programmati per la conclusione di Grado Zero. In questa occasione la performance finale dell’Arsenale della Danza, Waste Land, sarà inserita in una più ampia programmazione che alterna compagnie italiane e internazionali, in un’interessante commistione di opere di repertorio e nuove creazioni coreografiche.
Agnese Cesari