Approfondimento a Electric Party– Mario Biagini
Si conclude ieri il ciclo di performance proposto dal Work Center Grotowski and Thomas Richards. Electric Party, è lo studio condotto su materiali sonori di canti e poetiche sviluppatosi tra Nord e Sud America, una ricerca in corso da due anni, che porterà allo sviluppo di una drammaturgia e di un opera completa per l’autunno prossimo. Nell’ambito del progetto di ricerca OPEN PROGRAM, condotto da Mario Biagini, il gruppo d’attori lavora sullo sviluppo di una forte coesione sociale tra i singoli individui e tra essi ed il pubblico. I principi fondanti del Teatro Povero di Grotowski, la relazione tra attore e spettatore, l’idea che il teatro si possa fare semplicemente con il rapporto umano, sono alla base di questo centro di lavoro.
All’apice della sua carriera, Grotowski si ritira dalla scena: non gli basta più il concetto di Teatro dell’incontro, vuole più verità, non accetta più il principio di finzione che sta alla base di qualunque spettacolo. Inizia così un intensa fase di ricerca -diffusa attraverso conferenze e laboratori. Gli attori non si esibiscono più per un pubblico ma piuttosto sviluppano la spiritualità della scena, che diventa un vero e proprio spazio sacro atto ad ospitare più un rituale che uno spettacolo. Le rare rappresentazioni pubbliche degli ultimi anni sono isolate ed “aperte” ad un pubblico selezionato, che si trova ad essere testimone di una cerimonia e non più spettatore. Da questa forza centripeta, volta ad una ricerca richiusa su se stessa, al contempo esclusiva ed escludente, si sviluppa l’opera del Work Center Grotowski. Dopo anni di chiusura e studio il moto della ricerca si inverte, la forza diventa centrifuga, con l’OPEN PROGRAM i materiali iniziano ad essere mostrati pubblicamente. Si apre il dialogo a lavori ancora in corso, si cerca un confronto con il pubblico, un incontro.
Da qui nasce la festa/spettacolo Electric Party: gli attori sono carichi di un’energia mai vista, e diventa immediatamente lampante tutto il lavoro sulla vocalità, l’intonazione, l’uso del corpo in funzione della voce; tutto è presente e perfetto in questi giovani attori. Testi poetici e canti risuonano per più di due ore in uno spazio circolare, lo sguardo è rivolto al pubblico, che forse per problemi di lingua e comprensioni, non si sente pienamente coinvolto. Eppure la festa è lì, a portata di mano.
Camilla Toso