In un mondo che corre rapsodicamente verso il fare, il produrre e il crescere, senza soffermarsi troppo a riflettere su quello che accade, ci sono degli scrittori che, in controtendenza, assumono su loro stessi la responsabilità di una società sempre più impermeabile e indifferente. Scrittori che cercano di raccontare la loro – e la nostra – realtà, analizzando con un’accuratezza magistrale ciò che ci circonda. Temi e problematiche attuali che diventano spesso universali, abbattendo limiti temporali e spaziali: non restano circoscritti in un periodo preciso, ma si spingono oltre, mettendo l’uomo in condizione di doversi interrogare sul proprio ‘essere’ in un presente tormentato.
Per fortuna questi signori esistono. E l’altra fortuna è che alcuni si dedicano al teatro, scrivendo delle pièce nuove, portando la drammaturgia a una contemporaneità da scoprire e indagare. La necessità di scrivere indagando in modo più approfondito un argomento o una condizione si essere, è spesso ciò che accomuna questi uomini: è un’urgenza, è il richiamo di una parola che chiede di essere scritta e in seguito pronunciata e ascoltata.
Per questo il teatro diventa un posto in cui riflettere, in cui ci si può soffermare a pensare, almeno per qualche attimo in mezzo alla frenetica vita quotidiana.
Molti sono i drammaturghi che popolano oggi la scena europea e non solo: proprio di questo se ne occupa la rassegna Il Teatro in tempo di crisi in cui diversi studiosi si confronteranno per analizzare che cosa si sta muovendo nelle diverse aree del mondo. E di drammaturgia non se ne parlerà soltanto, dato che verranno messi in scena ben quattro testi contemporanei, in cui si toccheranno temi differenti che parlano di noi, del nostro presente. La mafia e l’utopia di poter regalare una condizione migliore ai lavoratori delle fabbriche sono le questioni affrontate da drammaturghi italiani: Parole d’onore del giornalista Attilio Bolzoni e Sogni d’oro. La favola di Adriano Olivetti di Roberto Scarpa.
Movimentata è la scena spagnola: saranno infatti ben due le drammaturgie presentate dalla manifestazione. Beth Escudé e Juan Mayorga riflettono su questioni etiche come la violenza dell’uomo sulla donna e il degrado del livello culturale della scuola e della morale borghese “progressista”.
Entrambi gli scrittori utilizzano però una formula innovativa, come può essere la particolare storia di Aurora De Collata in cui una donna si interroga sul significato della propria esistenza una volta morta, o Il ragazzo dell’ultimo banco che applica una ricerca formale sperimentando una scrittura frantumata, come del resto è la nostra realtà.
Quattro pièce per riflettere sulla nostra contemporaneità, su quello che ci circonda e su noi stessi. Per non lasciarsi travolgere inconsapevolmente dalla vita ma per, almeno una volta, interrogarla.
Carlotta Tringali