Spesso l’esperienza universitaria porta alla crescita e allo sviluppo di progetti comuni che abbandonate la aule divengono veri e propri percorsi professionali, molti i gruppi teatrali che conosciamo nati dall’ambito accademico: dalla giovane compagnia Pathosformel al gruppo di osservatori critici di Altrevelocità, fino alla stessa redazione del Tamburo di Kattrin.
Insomma l’università è un’incubatrice di nuove creatività che – all’interno di questo ambiente protetto – trovano stimoli e sostegno per avviarsi all’attività professionale. È questo il caso del collettivo La Periferia che organizza per il secondo anno il Festival Schiume che – nato con i fondi del Senato degli studenti IUAV – sembra essere davvero ambizioso. A partire dal luogo in cui si svolge: Forte Marghera, costruito per proteggere la città è stato utilizzato come spazio militare e poi successivamente abbandonato; all’interno di un parco di quarantotto ettari circa una trentina di edifici con superfici che spaziano dai 100 mq ai 2000 mq restano per lo più inagibili, solo alcuni sono attivi grazie all’intervento della MarcoPolo System g.e.i.e.società che si è presa carico di stilare alcune linee progettuali per il futuro del Forte. Tra queste rientra il progetto Peforma che vede numerose associazioni culturali lavorare alla preparazione di eventi tesi a rivitalizzare l’affluenza dei cittadini nel parco. Nel 2010, in collaborazione con l’Associazione culturale Controvento e la MarcoPolo System g.e.i.e. , il gruppo La Periferia (formato da Irene Liverani, Alessio Mezzarobba, Simone Montella, Mattia Pagura, Carlotta Scioldo, Alessandro Vincenzi) realizza la prima edizione del festival utilizzando gli spazi della Polveriera francese per allestire performance, concerti e installazioni video. I fondi sono quelli universitari e bastano a coprire le spese tecniche e a dare un minimo di rimborso per il trasporto ai partecipanti.
Quest’anno gli obiettivi si ampliano, l’università è finita, il gruppo si costituisce come gruppo informale e fa domanda per avere i soldi della Comunità Europea, un piccolo fondo destinato proprio a progetti che hanno bisogno di una spinta sul nascere. Non si hanno ancora risultati, ma nel frattempo i ragazzi si muovono cercando sponsor e sostegno dalle politiche giovanili e dal comune, quest’ultimo per sostenere la causa aspetta di sapere se il progetto è finanziato dalla Comunità Europea… Insomma un cane che si morde la coda e il tempo passa. La determinazione è tanta. «L’idea è quella di realizzare un nuovo circuito per la performance contemporanea, dare l’opportunità a giovani artisti che non riescono ad entrare in circuiti affermati di mostrare i loro lavori» spiega Carlotta Scioldo che si occupa della progettazione e della programmazione. Da qualche mese è online il bando per partecipare al festival – scadenza il 31 marzo. Sicuramente vale la pena fare l’esperienza per vedere un luogo unico nel suo genere e sostenere un progetto che merita di andare avanti.
Le potenzialità dello spazio sono infinite, il Forte potrebbe ospitare un vero e proprio centro di produzione culturale e benessere, ma le risorse in gioco dovrebbero essere davvero elevate per sperare nella riqualificazione totale dell’area. Ora come ora speriamo semplicemente che iniziative come Schiume trovino un minimo di spazio e sostegno nelle politiche culturali degli enti pubblici e privati.
Camilla Toso