Sette spettacoli in un unico giorno. Ma soprattutto artisti provenienti da Russia, Italia, Finlandia, Polonia, Ungheria, Belgio, Spagna e Olanda. Un viaggio culturale, non solo metaforicamente dato che il pubblico ha visto i primi due spettacoli alle Bolle Nardini, per poi spostarsi al CSC Garage Nardini e concludere la serata al Teatro Remondini.
Tra i più interessanti dell’intera giornata proprio il russo Alexander Andriyashkin e la veneta Francesca Foscarini, andati in scena nella struttura progettata da Massimiliano Fuksas: dalla necessità di instaurare un rapporto basato sulla comprensione di I will try, in cui il performer chiedeva continuamente «What is missing in this dance?», si è impressionati dalle fantastiche capacità tecniche della Foscarini che ha sfruttato il meraviglioso spazio delle Bolle per evadere con Cantando sulle ossa.
Di più ardua comprensione il lavoro della finlandese Elina Pirinen che con Lover of the pianist ha mescolato parole, danza e canto in una provocazione continua nei confronti degli spettatori che l’hanno accolta e a sua volta sfidata, diversamente dal delicato – a tratti quasi volutamente naïf – Lost in details della polacca Alexandra Borys che ha interpretato una carolliana Alice persa nelle sue inquietudini.
La serata si è conclusa al Teatro Remondini con tre spettacoli molto diversi tra loro: se gli ungheresi Hodworks, pur dando vita a movimenti intensi e ben coreografati, hanno creato una debole struttura drammaturgica per Basse danse, chiara e lineare è risultata quella di Jan Martens che con A small guide on how to treat your lifetime companion ha trattato il tema dell’amore di coppia. L’amore – stavolta declinato in un rapporto sado-masochista – è stato protagonista anche di Por sal y samba di Carles Casallachs: una performance dove sale e coca cola ingeriti forzatamente hanno costretto il performer a danzare tra conati di vomito e controversi passi di samba…