inQuanto teatro lavora a AD2012 da diverso tempo. Un primo approccio l’ho visto più di un anno fa alle finali del Premio Scenario, all’interno del quale il gruppo ha ottenuto una Menzione speciale; si chiamava Nil Admirari, “non stupirsi di nulla”, primo step dell’omonimo progetto che, attraverso 3 momenti scenici successivi e un piglio combinatorio tutto particolare, ha condotto alla realizzazione dello spettacolo. Il secondo è stato Monstrum, a B.Motion 2011; poi Tabula rasa a Contemporanea di Prato.
Mi piace sviluppare un pensiero, pur breve, intorno alle persistenze, visibili anche dagli appunti in calce, che legano questi 4 momenti di incontro con il lavoro di inQuanto teatro. Si tratta delle infinite tonalità di grigio o della presenza degli elettrodomestici (con cui, in certi momenti, si scatena qualche gioco scenico curioso); dell’auto-riflessione performativa e del disvelamento del teatro, dimensioni entrambe tese, con un pizzico di ironia, a sottolineare la coesistenza, sul palco, di realtà e finzione. Ma il focus, forse, può essere assunto da quella piattaforma di riflessi e riverberi che, sia come pavimento che come parete, incornicia e accoglie l’azione dei performer. In un’intervista, il gruppo ci ha raccontato come proprio questo elemento fosse all’origine del progetto: un’immagine di Robert e Shana Parkeharrison: «un interno completamente ricolmo d’acqua in cui affiorano oggetti o parti di oggetti con una calma innaturale». Ma non è solo questo dato originario a costituirne la pregnanza. AD2012 – come anche gli studi precedenti che compongono il progetto – è un lavoro sul tempo. E proprio l’ambiente creato dal doppio di quella piattaforma-parete è forse l’elemento che attira i diversi frammenti gli uni agli altri; non tanto o non solo perché, al di là delle declinazioni specifiche, è il medesimo spazio in cui si svolgono le diverse scene. Quanto piuttosto perché capace di concretizzare (e riportare sempre a emergere) le diverse qualità del tempo che vengono man mano affrontate in scena: il tempo-durata, il tempo che scorre, tempo e controtempo, i cortocircuiti e i viaggi nel tempo… E dunque di porsi sempre come soglia: un momento di freeze fra un prima e un dopo, fra passato e futuro. Che, sia materialmente ma anche soprattutto concettualmente, rimanda e rilancia di continuo, in contemporanea, tutti questi aspetti del tempo e della fruizione che ognuno ne può rappresentare.