Il tamburo di Kattrin ospita il Patàsino, un documentario d’inchiostro che con “asinità” racconta per emozioni critiche la settimana del Teatro delle Albe a Noto. Chi narra ha preso parte alle giornate ben spese in compagnia delle Albe dal 13 al 17 marzo 2018 con Marco Martinelli e Ermanna Montanari. Quest’opera è stata realizzata coerentemente al Primato di Noto, giornale scolastico curato dagli studenti del Matteo Raeli, diretto da Concetto Veneziano, di cui costituisce un’eccezione teatrale di messa in crisi.
Da Papà Ubu a Vladimir Majakovskij
Il PatÀsino: istruzioni per l’uso
Assassinare la mediocrità a Noto per il Teatro delle Albe
Quando Sabina Pangallo, per il Comune di Noto, mi ha proposto di occuparmi di alcuni incontri di critica teatrale per gli studenti degli istituti superiori della capitale del barocco siciliano, ho accettato con entusiasmo. Ho immaginato che questa esperienza sarebbe stata non diversa da molte altre che ho intrapreso. La prima volta che mi sono “messa in crisi” con degli adolescenti, da adulta, è stato nel 2007 in un liceo scientifico di Bovalino, a pochi passi dal Comune di San Luca in provincia di Reggio Calabria. Anche quella volta era stata una mia amica a coinvolgermi, Mimma Mollica, docente di storia e filosofia in quel liceo. In quella occasione trovai qualche mio quasi coetaneo (io avevo 24 anni) perché lui era ripetente. Un paio di studenti aveva cognomi “importanti” per la cronaca del tempo, legata alla strage di Duisburg. Grazie a questa esperienza ho imparato chi è la Madonna dei Polsi e che cucinare o guardare un film può essere un interessante diversivo distraente da devianze e ignoranza. Dopo Bovalino le mie “critiche” le ho condivise con bambini, adulti e soprattutto studenti universitari. Tornare a Noto a confrontarmi con adolescenti di nuovo, dopo più di un decennio, è stato un regalo denso di bellezza. L’incontro con Marco Martinelli e Ermanna Montanari ha vivificato la mia vocazione alla grazia. L’incontro con i redattori e gli attori del workshop Eresia della felicità tenuto da Martinelli, grazie a Salvatore Tringali, ha riacceso una fiamma che credevo mai più avrei lasciato mi scaldasse il cuore. Il nome “PatÀsino” e il suo “logo” sono entrambi frutto di una chiacchierata con una classe del liceo artistico di Noto. Per raccontare loro il Teatro delle Albe ho narrato le avventure di Alfred Jarry, di come è nata la scienza patafisica, dei decervellamenti, di Macbeth/Papà Ubu, di quanto è bello sentirsi “asini”. Per arrivare al liceo artistico di Noto occorre superare il suggestivo centro storico e addentrarsi in una inconsueta periferia. Una sorta d’iniziazione-passeggiata, sotto il sole marzolino e i 24° della primavera siciliana, mi ha reso partecipe di un paesaggio umano a molti sconosciuto. Bellissime donne mi hanno indicato la strada per il liceo artistico netino chiedendomi di fermarmi per un caffè nel loro suggestivo villino principesco. Avevano lunghi capelli grigi, intrecciati in accurate trecce, indossavano con eleganza ampie gonne a pieghe da cui facevano capolino ora ciabatte ora calze a rete. Giovanotti dagli accenti slavi ammassati in garage mi domandavano, urlando, che ci facesse una “nica” sola da quelle parti. E mi sarei persa nel ghetto rom netino se un tassista abusivo non mi avesse accompagnata in auto fino all’entrata di una scuola che non è indicata né da segnali stradali né in Google mappe. I contenuti di queste pagine sono costituiti da racconti ed emozioni come lo è questa non-introduzione a una volontaria ammissione di colpa per avere assassinato la mediocrità, nutrendomi di pura semplicità e incanto. Le citazioni in grassetto, non firmate, sono tratte dai testi di Vladimir Majakovskij usati da Marco Martinelli per la performance con i giovani netini, svoltasi nel Convitto delle Arti, venerdì 16 marzo 2018.
Messina, 2 aprile 2018
Vincenza Di Vita
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CREDITI
titolo Vincenzo Boccaccio
logo Tiziano Gianò (disegno), Alessandro Midolo (colore) e Sarah Nicastro (colore)
ideazione, impaginazione, grafica e contenuti Vincenza Di Vita
hanno scritto Roberta Andolina, Amedeo Antonuzzo, Iris Campisi, Floriana Diluciano, Marie Diomandè, Martina Guastella, Blessing George, Olamide Ibrhaim, Esther John, Dmitriy Ruscica, Carmen Russo, Costantino Valvo, Beletset Tesfhanes
hanno fotografato Francesco Di Martino, Vincenza Di Vita, Giuseppe Portuense, Salvatore Tringali
insieme con le voci degli studenti dei licei dell’Istituto Raeli si sono aggiunte quelle di due studenti del CUMO e di cinque ospiti della Casa dell’Accoglienza (progetto FAMI 1190) di Via Gramsci, centro gestito dalla Cooperativa Azione Sociale di Palermo
ringraziamenti (in ordine alfabetico) Roberto Bellassai e coloro che hanno seguito con generoso silenzio e pertinenti quesiti e messe in crisi i lavori, Carla Caristia e Noemi Zaffiro, Cristina Cataneo con i ragazzi del liceo artistico di Noto, Orazio Condorelli e la Famiglia M., Francesco Di Martino e il suo mentore Corrado Assenza, Lorenzo Donati e Altrevelocità, Alessandra Falzone e Dario Tomasello per avere coinvolto gli studenti del CUMO, Corrada Fatale e tutto il Primato Netino con i ragazzi del liceo classico di Noto, Roberta Ferraresi e Il Tamburo di Kattrin, Ave Fontana, Il Terrazzo, Teresa Lorefice, Corrado Marescalco, Marco Martinelli e Ermanna Montanari con il loro prezioso staff, Giuseppe Montemagno con Cristina Cutuli e Anthea Ipsale per Zō Young, Sabina Pangallo per inventio e incorruttibile coraggio, Oliviero Ponte di Pino e Ateatro, Giuseppe Portuense, Chiara e Giuseppe Spicuglia per i ragazzi del Cuore di Argante, Viviana Raciti e Teatro e Critica, Paolo Randazzo per Kairos, Mario Rapisardi, Salvatore Serrentino, Frankie Terranova e il Comune di Noto, Salvatore Tringali e tutto lo staff della Fondazione Teatro Tina di Lorenzo, Concetto Veneziano e l’Istituto Matteo Raeli, Corrada Vinci e Volalibro