Il 16 marzo è tornato a rivivere a Venezia uno spazio teatrale abbandonato da tempo e ora restaurato: il Teatrino Groggia, collocato nella zona di Cannaregio presso la chiesa di Sant’Alvise, ora non è più un semplice magazzino, ma un luogo di incontro. L’associazione culturale mpg.cultura, nata nel 2011 dai tre giovani operatori veneziani – Mattia Berto (responsabile artistico), Giacinta Maria Dalla Pietà (organizzazione) e Piero Ivancich Toniolo (comunicazione/promozione) – cura la programmazione dello spazio e ha ideato da marzo a giugno la rassegna Costellazioni. Tracciati anticrisi dove teatro, danza e musica si intrecciano in un percorso che vede al centro la vitalità artistica e il bisogno di trovare un posto in cui esprimersi. Abbiamo intervistato il responsabile Mattia Berto, con cui abbiamo approfondito alcuni aspetti di questa operazione.
Con il Teatrino Groggia si apre un nuovo spazio culturale a Venezia: una bella sfida per i tempi bui che corrono e una azione grazie alla quale un luogo abbandonato ora torna a vivere. Da dove parte questa volontà di recupero?
La volontà di recupero parte dal bisogno di fare qualcosa per la mia città. All’inizio mi sono posto come un semplice cittadino che assiste ai profondi cambiamenti di Venezia, luogo meraviglioso che si sta svuotando, in cui vanno spegnendosi le attività dedicate
ai suoi abitanti. È bello che invece dell’ennesimo albergo si riapra un teatro! Sono innamorato di Venezia perché ha un grande potenziale con una sua vitalità sotterranea; l’apertura del Teatrino Groggia rappresenta un piccolo passo che si muove proprio in quella direzione, alla scoperta di quella vitalità.
Quali sono le risorse economiche che aiutano questo spazio a esistere?
Nonostante i forti tagli degli ultimi tempi, la Municipalità di Venezia, Murano e Burano ha deciso di investire una somma di denaro per il rilancio di questa struttura. Ci tengo a sottolineare che c’è stato un investimento da parte delle istituzioni che supportano questa attività, ma anche un gruppo di persone, me compreso, che ha deciso di investire il suo tempo e la sua professionalità in questa avventura.
Il 16 marzo 2012 si è inaugurata ufficialmente la prima stagione del Teatrino Groggia con Costellazioni. Tracciati anticrisi, undici appuntamenti che vedono non solo teatro ma anche danza e musica abitare lo spazio veneziano. Come è nato questo cartellone, quali erano le prerogative di mpg.cultura?
L’obiettivo di mpg.cultura era quello di creare una stagione che valorizzasse le realtà del territorio e i professionisti veneti, ma allo stesso tempo anche di gettare uno sguardo verso le esperienze che vengono da più lontano. Inoltre, abbiamo avvertito il bisogno di creare dei filoni dedicati ai giovanissimi e agli abitanti di Venezia: uno che coinvolgesse le realtà cittadine come il Conservatorio, le scuole di musica e le giovani compagnie, e un altro dedicato alla formazione con laboratori di teatro e lettura di racconti. Quindi Costellazioni cerca l’aggregazione di nuovi linguaggi dentro e fuori Venezia.
Date le collaborazioni con le Università IAUV, Ca’ Foscari e il Conservatorio Benedetto Marcello si evince anche una volontà di dare spazio – letteralmente – alle giovani realtà veneziane che spesso faticano a trovare un luogo dove poter mettersi alla prova appena uscite dal mondo della formazione. Una possibilità per i giovanissimi e un modo per mostrare ai veneziani e non il fermento del territorio?
Il bisogno di esprimersi è stato sempre radicato nell’uomo, che ha bisogno di raccontarsi. Venezia è fatta nella maggior parte dalla sua popolazione giovane di studenti che vivono qui. L’idea di dare loro spazio deriva non soltanto dalla volontà di vedere cosa offre il territorio dal punto di vista della creazione artistica, ma è anche una sfida nel voler cercare di far permanere in città i giovani, siano essi veneziani siano essi fuori sede.
Come si pone il Teatrino Groggia nei confronti delle altre realtà culturali veneziane? C’è una volontà di collaborazione o di fare rete?
Il Cantiere Groggia, e quindi la rassegna Costellazioni, sono mossi da una volontà di condivisione e auspicano una possibile relazione con le varie realtà cittadine, da quelle più strettamente legate alla sfera teatrale alle istituzioni culturali in generale, fino ad arrivare a quelle con una vocazione più sociale. È proprio in questi tempi di crisi che bisogna fare rete, cercare connessioni.
Quale è la strada che la direzione artistica vuole perseguire? Progetti futuri?
A partire da ottobre partirà un’altra stagione che avrà sempre come caratteristica l’alternarsi di spettacoli, performance e concerti. Verrà rafforzata la parte laboratoriale e cercheremo di continuare le collaborazioni con i giovani gruppi della città, mantenendo sempre questa linea umana di condivisione, che parte da Venezia e che però cerca sempre stimoli fuori da sé per crescere.
Intervista a cura di Carlotta Tringali