La nostra Rassegna stampa si specializza, focalizzandosi su un evento specifico, un premio, un tema legato a quello del trimestrale. Progetti in festival è un cammino nella storia di un fatto teatrale che, esistendo, ha creato una continuità in spazi e tempi diversi anche attraverso il racconto di coloro che hanno vissuto e raccontato l’esperienza. Disegni nitidi, a volte indipendenti, questi “zoom” determinano una successione di visioni e la costruzione di nuove narrazioni.
Senza alcun intento di esaustività sui singoli spettacoli, apriamo a dei rilanci verso quella mappa di incontri e collaborazioni delineata dall’esperienza, di volta in volta, oggetto di approfondimento.
Progetti in Festival è interstizio, tempo di scelte singolari che divengono, ben presto, condivise; è uno sguardo altro, un viaggio possibile grazie agli scritti di teorici e critici, pubblicati sul web.
Il primo speciale ripercorre il triennio di Vita Nova, un progetto ideato nel 2013 da Virgilio Sieni per la Biennale Danza di Venezia. Gli estratti di rassegna stampa online, selezionati e presentati di seguito, sono intesi come finestre di approfondimento sul tema, che lasciano tuttavia al lettore la possibilità di completarne l’incursione.
Vita Nova
un progetto di Virgilio Sieni alla Biennale Danza di Venezia (2013 – 2015)
[…] si tratta di bambini con una voglia matta di muoversi, di trasgredire lo spazio, attraverso un linguaggio che può essere definito danza o balletto, che a quell’età è vissuto ancora come un gioco estremo. Eppure, senza saperlo, lì dentro si individua una crescita, perché la danza in giovanissima età è un importante spazio di maturazione e di incontro con altri compagni. (Virgilio Sieni)
Trasfigurare il gesto quotidiano. Conversazione con Virgilio Sieni |
Gli anni 2013 – 2015 corrispondono al triennio in cui la direzione artistica del settore Danza della Biennale di Venezia è stata affidata al coreografo Virgilio Sieni. Le tre edizioni che si sono succedute, hanno visto svilupparsi altri modi di concepire il festival lagunare; hanno aperto a nuove visioni e approcci alla danza contemporanea; hanno consentito di tracciare, a distanza, una linea curatoriale che è rimasta, innanzitutto, fedele a se stessa e al suo intimo processo. Capisaldi di questo articolato percorso, le diverse pratiche hanno scandito le attività del Festival e del College. Tra queste, la sezione Vita Nova si è presentata fin dall’inizio quale esperienza volta a comporre un “inedito repertorio contemporaneo di danza per adolescenti su tutto il territorio nazionale”. Un simile obiettivo ha lasciato affiorare immediatamente le specificità del progetto, tanto per i soggetti interessati quanto per i territori coinvolti: nel triennio infatti, Vita Nova ha presentato – nei giorni di festival – nuove creazioni commissionate dalla Biennale di Venezia a coreografi riconosciuti, in collaborazione con altre realtà teatrali nazionali. Questo incontro ha consentito agli artisti di operare direttamente nei territori interessati, instaurando un dialogo diretto con scuole di danza e istituzioni del luogo volto alla selezione di giovani danzatori. Solo per l’ultima edizione di Biennale Danza – College (25 – 28 giugno 2015), si ricorda la residenza di Michele Di Stefano – mk al Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche per la creazione di Occhio di bue, grazie a Civitanova Casa della Danza e AMAT; o il progetto di Marina Giovannini nato in collaborazione con la Fondazione I Teatri Reggio Emilia e CAB008; così come Vastagos di Sharon Fridman sostenuto dal CSC Centro per Scena Contemporanea/Casa della Danza di Bassano del Grappa. Ma ogni creazione presentata nel triennio di Vita Nova si è caratterizzata per tale vivacità di dialogo tra la manifestazione veneziana e i partner del progetto, negando la sporadicità e rinnovando invece collaborazioni per rendere continuativo il lavoro rivolto alla formazione delle giovani generazioni.
Biennale Danza 2013 |
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Il progetto pilota Vita Nova è stato avviato nel 2013 con i coreografi Itamar Serussi e Virgilio Sieni; questi hanno lavorato con giovanissimi danzatori di età compresa tra i dieci e i quindici anni in collaborazione con le Regioni Veneto, Toscana e Puglia. | ||
Vita Nova_Puglia di Virgilio Sieni Duetto, Racconto |
Vita Nova_Toscana |
Vita Nova_Veneto |
È dentro Le Tese però che scopriamo il vero gioiello dell’inaugurazione. Vita Nova_Puglia. Danzano Serena Carella e Giordano Signorile. Hanno entrambi 9 anni e mezzo. Il pezzo, composto da un duo e da un solo maschile, si intitola “Duetto, Racconto”, coreografia di Sieni, musica dal vivo al violoncello con Peter Krause. I due bambini sono spettacolari per organicità del movimento, verità dell’essere in scena, capacità di dare luce al segno contemporaneo della danza. Che potenza emanano con i loro piccoli corpi, che proiezione verso il futuro regala la loro danza così autentica dentro il presente. Un pezzo che ribalta l’idea del rapporto tra formazione nella danza e giovane età […]. La danza si reinventa dall’infanzia di Francesca Pedroni (il Manifesto, 6 luglio 2013) |
In “Racconto”, Giordano Signorile (nomen omen), bimbetto tutto riccioli e occhiali neri, sa governare se stesso e il cerchio con cui dialoga con consumata intensità e Serena Carella, la partner in “Duetto”, diffonde la sua presenza scenica in eleganti arabesque […].
Il college per futuri ballerini di Marinella Guatterini (ilSole24Ore, 7 luglio 2013) |
[…] alla Fenice si sono viste le due sezioni di “Vita Nova”: bambine di scuole di ballo che abbandonano gli stereotipi ballettistici per misurarsi con leggerezza e ironia algidamente infantile con il movimento della danza contemporanea. La polis in danza di Virgilio Sieni di Massimo Marino (Doppiozero, 3 luglio 2013) |
Il tratto che, tuttavia, emana con maggiore potenza da questi lavori consiste in un senso di frenetico rigore, di concentrazione straordinariamente serena ed emotivamente densa: vi si percepisce, cioè, tutta la serietà e la tensione del bambino che, nonostante conosca, com’è evidente, il codice della danza accademica (nel quale probabilmente si muove già con una certa facilità), si confronta coraggiosamente con un’“altra” danza, assumendo con entusiasmo la responsabilità dell’incontro, per uscirne immancabilmente più maturo e, soprattutto, sempre più capace di accogliere stimoli e sollecitazioni […].
Biennale College – Danza: chi ha paura del futuro? di Giulia Taddeo (Krapp’s Last Post, 4 luglio 2013) |
Altro… |
Biennale Danza 2014 |
Con il 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, i coreografi chiamati a lavorare con giovani interpreti tra i 10 e i 14 anni per una nuova creazione inserita nella sezione Vita Nova sono: Adriana Borriello, Stian Danielsen, Cristina Rizzo, Simona Bertozzi, Helen Cerina e Virgilio Sieni. Si sviluppano collaborazioni con 6 regioni italiane ed enti e istituzioni operanti nella danza: Veneto/CSC – Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa, Toscana/Regione Toscana e Accademia sull’arte del Gesto, Marche/AMAT e Civitanova Danza, Umbria/Teatro Stabile dell’Umbria e Associazione culturale Nexus, Lazio/Fondazione Romaeuropa, Puglia/Teatro Pubblico Pugliese. |
Bolerò di Cristina Rizzo |
Tacita Muta… di Adriana Borriello |
Post grammatica di Helen Cerina |
La stanza del fauno e Indigene (prima parte) di Virgilio Sieni |
Guardare ad altezza d’erba di Simona Bertozzi |
Let’s play di Stian Danielsen |
Occupano lo spazio con levità nella grande sala delle colonne di Ca’ Giustinian. Sulle note del Bolero di Ravel si slanciano a due a due, a tre, soli a scoprire lo spazio, a giravoltare, a creare immagini con leggerezza e farle svanire, proiettati e risucchiati dalla forza magnetica di una porta. Sei bambine e un bambino. Compunti, qualcuno con un indecifrabile sorriso (compiacimento? scherzo? gioco? impegno?) […]. Biennale Danza: la città risvegliata di Massimo Marino (Doppiozero, 26 giugno 2014) |
[…] L’idea che tutto il mondo possa danzare e che la danza possa leggere il mondo intero attraversa anche le altre sezioni del Festival. Così nel progetto di creazione e formazione Vita Nova, i giovanissimi danzatori, tra i 10 e i 15 anni, si sono misurati – con esiti di altissimo livello – con creazioni inedite composte appositamente per loro. Tacita muta di Adriana Borriello cerca di cogliere, in uno spazio-tempo che è ancora ludico, un rito di passaggio attraverso i suoni e i silenzi del corpo. Ma soprattutto i due interpreti della Stanza del fauno di Sieni (Serena Carella e Giordano Signorile) hanno stupito per precisione, sincronia, affiatamento dentro una partitura felice quanto impegnativa, fatta di duetti millimetrici, di passaggi delicati dalle allusioni mitologiche al confronto giocoso.
Mondo danzante e moralità coreutica di Ferdinando Marchiori (Ateatro, 23 luglio 2014) |
Giovanissimi interpreti laziali sul palco, impegnati nella restituzione del lavoro portato avanti per alcuni mesi con Adriana Borriello per la sezione Vita Nova, una danza fatta di ascolto fra i corpi in scena, nella scansione di geometrie precise; coreografia indubbiamente impegnativa per allievi così giovani, ma per questo più apprezzata e apprezzabile nel tentativo di non scendere nell’indulgenza che appiattisce e omologa […]. Biennale Danza 14. Il corpo dentro Venezia di Stefania Zepponi (Krapp’s Last Post, 2 luglio 2014) |
Ma il Mondo Novo voluto da Sieni non può che avere origine dalla VITA NOVA, copioso ciclo coreografico sul tema dei giochi popolari danzato da giovani tra i 10 e i 14 anni. Dalla fresca Post grammatica di Helen Cerina, una dimensione ludica che vuole uscire dalle stesse regole di cui necessita facendo coesistere i giochi nel turbine circolare di una corsa che crea e dissolve infinite possibilità. Al Bolerò di Cristina Rizzo sulle ritmate note evolutive di Ravel, dove giovanissimi e a tratti spaesati danzatori ripercorrono brevi schemi coreografici ridirezionandoli e reiterandoli nello spazio. Biennale Danza i suoi infiniti mondi di Laura Crippa (Corriere del Veneto, 1 luglio 2014) |
Biennale Danza 2015 |
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Per il terzo anno di Vita Nova, sono stati chiamati a lavorare con giovanissimi interpreti, i coreografi Sharon Fridman, Marina Giovannini e Michele Di Stefano. Le creazioni presentate sono state realizzate attraverso laboratori e residenze in collaborazione con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia (Emilia Romagna), l’Amat (Marche), CSC Centro per Scena Contemporanea/Casa della Danza di Bassano del Grappa (Veneto). | ||
Vastagos di Sharon Fridman |
Verve – quartetto colore di Marina Giovannini |
Occhio di bue di Michele Di Stefano |
[…] brillano i sette deliziosi danzatori under 13 già ben impostati al contemporaneo (provengono da scuole marchigiane) e guidati da Michele Di Stefano che fanno deflagrare la loro pulita, smagliante energia in linee, giri, disarticolazioni, saette di movimento dopo una prima misteriosa parte in cui avvolti da strani velari sono solo sagome di fantasmi o stalattiti, chissà.
Biennale danza in una Venezia da vertigine di Silvia Poletti (DelTeatro.it, 29 giugno 2015) |
Alla Tese dei Soppalchi è di scena Vastagos: interpreti i giovanissimi danzatori della sezione Vita Nova di Biennale College guidati da Sharon Fridman […]. Fridman raccoglie con una delicatezza di una giovane madre l’innocenza di fanciulli e il canto ancestrale di un popolo immerso nelle tragedie del secolo trascorso. Fridman é un israelita: si porta inzuppata nella sua pelle la sofferenza del suo popolo. Le onde allegoriche gestuali dei giovanissimi corpi costretti a trascinarsi raso terra cantano il travaglio di secoli assecondati da un cantico sofferente non esente da salmodie bibliche.
Biennale Danza 2015: sorprese e impressioni di Farida Monduzzi e Giacomo Botteri (NonSoloCinema, 29 giugno 2015) |
Ciò che ho creato per Occhio di bue ha dei grossi margini di rischio ma anche di inventività: se da un lato è sempre garantito un certo risultato perché la combinazione caotica produce una strana bellezza, dall’altro è molto importante trovare l’equilibrio giusto e per farlo l’unica possibilità è affidarsi completamente agli altri. Questo è ciò che ho voluto portare ai ragazzi e che ho detto loro sin dall’inizio: non ci sono assoli, è una danza di gruppo; se lei non danza tu non puoi danzare e tu danzi per permettere a lei di danzare […] .
Michele Di Stefano racconta “Occhio di bue” intervista a cura di Carlotta Tringali (Abracadamat, 3 luglio 2015) |
[…] alle Tese dei Soppalchi all’Arsenale, Occhio di bue di Michele Di Stefano inquadra una gioventù occultata di sette ragazzini dai dieci ai quindici anni, costretti sotto un telo ondeggiante che li ricopre completamente, nascondendo la scena e tutto quello che lì nel sottosuolo avviene. Disordinati, scomposti come bestioline in fuga, imparano pian piano ad organizzarsi e a costruirsi un riparo, una loro casa, intuibile dalla sagoma sotto la tenda. È in questo mettersi insieme la chiave della loro liberazione, del loro venir fuori, uno alla volta, esplodendo di musica e di giovialità.
Biennale College Danza di Valentina De Simone (Che Teatro fa – Repubblica.it, 3 luglio 2015) |
[…] È parso subito evidente il “progetto Fridman”, ma meno il lavoro che una sezione come “Vita Nova” avrebbe forse richiesto su quei corpi acerbi e inattesi, da modulare e lasciar agire. Abbiamo visto invece delle bellissime interpreti impegnate a ripetere, in modo molto gioioso, un disegno ben preciso.
Biennale College Danza 15: archivio di tracce, sguardi e gesti di Rita Borga (Krapp’s Last Post, 8 luglio 2015) |
Giovannini ha portato quattro giovani ragazzine a regalare al pubblico dell’Arsenale (Tese dei Soppalchi) la condivisione di un percorso giocoso, quanto preciso e virtuoso. […] una danza a quattro sempre più complessa, con variazioni di cui le bimbe hanno compreso la matrice, ballando tra il silenzio e una rivisitazione elettrizzante de “Il volo del calabrone”.Sette sono i ragazzini di Occhio di bue di Michele Di Stefano: anche loro hanno capito, sperimentato, cosa vuol dire prendersi il tempo per esplorare una possibilità del corpo, lavorare nel gesto, in un rapporto fecondo con lo spazio. Si muovono sotto un grande telo bianco, teste che si levano, suggerendo paesaggi lontani, desertici eppure abitati, in movimento. Una natura che piano piano si trasforma: il paesaggio bianco lascia posto a una tenda da camping, scossa all’interno, dai giovani protagonisti. Poi, a un tratto, escono tutti, uno dopo l’altro, finalmente fuori, e la danza che esplode insieme alla musica è magnifica, di segno contemporaneo perché dinamica, tattile, nel disegno brioso, energetico delle articolazioni. È la gioventù che ci parla, con tutto il suo potenziale per il futuro.
La costruzione della giovinezza di Francesca Pedroni (il Manifesto, 4 luglio 2015) |
[…] Vàstagos disegna la bellezza intrapresa per mezzo della spiritualità e del concepimento, un inizio e una fine che lasciano con il fiato sospeso.
L’essenza di un germoglio. Recensione di “Vàstagos” di Sharon Fridman di Valentina Fiori (La danza nella città, 26 giugno 2015) |
Per approfondire… Michele di Stefano: lo spettacolo sei tu! Intervista di Stefania Zepponi (Krapp’s Last Post, 2 luglio 2015) “Quartetto colore” alle Tese per la Biennale Danza di Alessandra Comoretto (NonSoloCinema, 30 giugno 2015) Super Trouper Vita Nova MK: recensione di Occhio di Bue di Michele di Stefano di Camilla Guarino (La danza nella città, 29 giugno 2015) Verve, quartetto colore. Intervista a Marina Giovannini a cura di Alessandra Corsini (La danza nella città, 28 giugno 2015) Virgilio Sieni racconta Biennale College Danza 2015. #3 Trasmissione (La danza nella città, 18 giugno 2015) Fessurazioni, archeologie, pieghe, trasmissioni. Conversazione con Virgilio Sieni a cura di Lucia Oliva e Alice Murtas (Altre Velocità, 2015) |