Recensione a Suites Bach – coreografia e interpretazione di Virgilio Sieni
Il pianoforte va. I piedi bitorzoluti del danzatore sembrano due radici d’albero, ma si muovono con l’agilità sferzante di un muscolo nudo. Solleticano le note, le ascoltano, le rilanciano. Le mani, come farfalle impazzite, galvanizzano lo spazio. Il cranio liscio del danzatore comincia presto a luccicare. Il corpo è un ricamo delirante vestito di nero da cui spunta, in una fluttuante epilessia gestuale, il bianco delle mani e dei piedi.
Abbattute le quinte, il pianoforte è a ridosso del muro di mattoni. Il pianista suona brani di per sé sufficienti a reggere un concerto: le Variazioni Goldberg sono musica autonoma, non si lasciano ingabbiare da strutture coreografiche chiuse. Il danzatore lo sa. Non attacca l’autosufficienza della musica, ma si concentra sulla sua disponibilità: mani e piedi si arrampicano sulle note coccolandole in abbracci mobili e irrequieti. Sembra un assolo ma è più semplicemente un duetto corpo-musica, formula non originale ma sempre gradevole, soprattutto se condotta con una gestualità preparata e rispettosa del materiale che coinvolge, e con un’esecuzione pianistica di adeguata corposità. Il duetto ha quasi il sapore disinvolto del cabaret, ma è frenetico nel gesto e minimale nell’emotività.
Le sezioni coreografiche sono concertate con respiro preciso sulle note. Il danzatore lancia agli spettatori poche parole, dette con immancabile palato toscano, che tracciano brevi silhouettes esplicative attorno alle singole composizioni gestuali. La performance progredisce in una dimensione quasi confidenziale con il pubblico, che verso la fine dello spettacolo è chiamato a collaborare: quattro volontari supportano le ultime variazioni del danzatore sulle ultime variazioni di Bach, in un piccolo contact di commiato.
Il pianista smette di suonare. Il danzatore sorride.
Suites Bach, sabato 5 dicembre: al pianoforte Riccardo Cecchetti, sul palco Virgilio Sieni.
Visto al Teatro Fondamenta Nuove, Venezia
Agnese Cesari