Recensione di Paso Doble – Miquel Barceló e Josef Nadj
Una performance irresistibile ha rapito e conquistato l’affollatissimo Teatro Fondamenta Nuove di Venezia durante le intense giornate di vernissage della 53° Biennale d’Arte, che hanno visto la laguna al centro dell’interesse artistico contemporaneo internazionale. Il Padiglione Spagnolo, illustre ospite da anni della kermesse, ha regalato questo evento – inserito appunto in una location teatrale – ai suoi invitati e ai pochi fortunati che sono riusciti a trovare posto. I due eclettici artisti Miquel Barceló e Josef Nadj, pittore e scultore ispanico il primo e coreografo naturalizzato francese il secondo, hanno dato vita a Paso Doble, una performance/happening che aveva già debuttato al Festival Teatro di Avignone nel 2006.
Due grandi pareti di argilla diventano la base materica per la realizzazione di un’opera d’arte, nata da gesti violenti e ironici, casuali e di forte impatto. L’iniziale superficie piatta e ruvida si riempie a poco a poco dei segni deliranti dei due artisti: il pubblico assiste così al processo di creazione di un quadro-scultura, attraverso una gestualità che molto ricorda l’action painting pollockiano.
Dopo che la parete verticale sembra animarsi autonomamente, presentando delle protuberanze che crescono di volta in volta, Barceló e Nadj escono dal retro del fragile muro vestiti a giacca, con in mano degli scalpelli: l’agghiacciante quiete del loro ingresso viene subito ribaltata dalla foga con cui prendono a colpire la creta sotto i loro piedi, sollevando lingue di terra e scavando piccole sfere fangose. I loro corpi violentano quella materia molle e umida, la bucano, la squarciano, la sollevano, la tagliano. Sembrano sfogare la loro rabbia contro quel muro malleabile, prendendo vasi di argilla fresca, comprimendoli e trasformandoli in maschere animalesche per poi scaraventarli con veemenza alla parete. In un attimo la composizione d’argilla cambia volto, è dilaniata e massacrata, ma allo stesso tempo prende vita, si trasforma, acquistando un nuovo valore.
Paso Doble diventa una danza e un rituale trascendentale, dove la materia acquista vita propria, includendo anche lo stesso Nadj che si accascia al muro, schiacciato dal peso delle anfore d’argilla che il suo compagno continua a gettargli addosso. Solo alla fine entrambi vengono risucchiati da questa opera, entrando così dentro il quadro: per pochi istanti solo le loro gambe rimangono fuori dai fori realizzati nella parete. I due artisti, attraverso questa performance, raggiungono un’altra dimensione: penetrano nella loro stessa creazione, annullando se stessi e fondendosi con il loro quadro, lasciando che sia solo quest’ultimo a parlare.
Visto al Teatro Fondamenta Nuove, Venezia
Carlotta Tringali