Recensione di Flatlandia – lettura drammatica e musicale di Chiara Guidi, Socìetas Raffaello Sanzio
Poco considerata come apertura verso possibilità altre, la voce umana può stupire con le sue numerose potenzialità di espressione e può ricreare uno spazio sonoro, dove ci si può immergere, scoprendo così nuove sensazioni, nuove strade che si possono percorrere con questo strumento che ci appartiene, perché insito nel nostro corpo. È una drammatizzazione sonora quella che Chiara Guidi ha proposto al pubblico del festival padovano; non una semplice lettura del testo di Edwin Abbott, Flatlandia, ma un’interpretazione vocale che riproduce timbri e varie sfumature di tonalità.
Storica fondatrice della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, la Guidi esplora con le sue doti artistiche un testo che per essere apprezzato ha bisogno della complicità e della fantasia del lettore o, in questo caso, dell’uditore. E durante lo spettacolo non è difficile entrare con la mente dentro Flatlandia, lasciandosi trasportare dall’atmosfera ricreata da questa grande artista, che dà vita a una vera e propria performance teatrale inusuale, facendo affiorare una narrazione nascosta. La storia di un quadrato, abitante della città bidimensionale di Flatlandia, che scopre nel suo percorso la tridimensionalità, è restituita attraverso grida, sussurri, cambi tonali. La Guidi partecipa, con una voce che diventa a tratti quasi piagnucolosa, alla malinconia del quadrato che non viene creduto dai suoi compagni, figure geometriche che preferiscono rimanere nella loro ignoranza bidimensionale, e non conoscere così la diversa possibilità della terza dimensione.
Marco Olivieri, curatore del suono, accompagna l’incredibile voce dell’artista e ricrea musiche d’eccezione riproducendo gli impercettibili suoni e crepitii, prodotti normalmente dalla bocca, che contribuiscono al processo di trasformazione del fiato in parola, come la salivazione o i piccoli schiocchi emessi dalla lingua nel suo sbattere contro il palato. Le musiche assordanti ed elettroniche che si alternano ai suoni propri dell’uomo o della natura – come lo sbattere d’ali dei pipistrelli – diventano fondamentali per amplificare la percezione e avvolgere lo spettatore in questa esperienza uditiva.
Visto al Bastione Santa Croce, Padova
Carlotta Tringali