Recensione a Una vita importante – Maria Sole Mansutti / Paolo Civati
Sono coraggiosi Maria Sole Mansutti e Paolo Civati nel proporre uno spettacolo sulla vita di Maria, tema che implica responsabilità e racchiude molti rischi: le facili banalità, l’eccessiva santificazione della Vergine o al contrario la sua dissacrazione. Invece il testo e la regia di Civati propongono, con dolcezza e semplicità, l’infanzia e la crescita della piccola Maria, bimba speciale per il mondo che la circonda e che troppo presto la tratta da adulta. Maria Sole Mansutti – sola in scena – è il cuore e l’anima di Maria. L’attrice, con tangibile spontaneità, ricrea situazioni di intimità concreta che avvicinano il pubblico alla sensibilità e alla percezione del mondo di questa donna: dalle antipatie o simpatie verso le sue compagne al tempio, le prime vergogne ed eccitazioni, l’attesa del promesso sposo, la naturalezza dei dialoghi con l’angelo nel candore dei loro incontri.
Alla soglia della desiderata vita coniugale con l’amato Joseph, ecco l’inattesa visita di un angelo: solo lei può sentirlo – ma il pubblico sa bene cosa le sta rivelando. L’espressione di stupore che gradualmente trasforma il suo viso, seguita da “come è possibile, non conosco uomo”, bastano a completare un quadro noto, ma ora ricreato con freschezza grazie ad una Maria nuova, vicina agli spettatori. I nove mesi della gravidanza bruciano in scena sotto forma di fazzoletti bianchi che, accendendo i loro cuori d’incenso, inebriano i sensi e trasformano la scena, che ora profuma di sacro. Il parto – in piedi – viene sofferto e vissuto attraverso corpo e voce della Mansutti che, amplificando col microfono la sua febbrile testimonianza in dialetto friulano, la rende ancor più intima. Dato alla luce il bimbo, la giovane madre confessa che non ci saranno sere più belle per lei dopo questa. Con occhi vivi e brucianti, lucente di calore e rigata dal sudore, dona al mondo la sua creatura girando il suo corpicino ancora sporco – solo immaginato – verso il pubblico. Il resto della storia è noto a tutti, e sembra, infatti, superflua l’apparizione finale della croce di luce bianca, che la giovane sfiora con uno sguardo all’improvviso consapevole e spaventato dal doloroso destino che la attende.
Lavoro scenicamente essenziale: una stanza bianca, nella quale la narrazione procede a sequenze semplici, intervallate da una curata dimensione sonora e una sempre signifacativa scelta nell’uso della luce, che diviene immensa ad ogni sorriso di Maria. Lo spettacolo è toccante e riesce a riproporre un tema sacro con tenerezza e umanità: con Una vita importante, il mondo infantile della piccola Maria diviene vicino, tangibile e immaginabile.
Agnese Bellato