Recensione a Una vita importante – Maria Sole Mansutti / Paolo Civati
“Signore, non farmi essere speciale. Volevo solo essere me stessa, ma me stessa era speciale”. Una battuta dello spettacolo Una vita importante, che sintetizza il personaggio protagonista del lavoro: Maria, la madre di Gesù. In una scena semicircolare, completamente bianca, un’intensa Maria Sole Mansutti racconta al pubblico una storia molto conosciuta, ma che la riscrittura di Paolo Civati riesce a rendere incredibilmente nuova. Attraverso i vangeli apocrifi, l’immaginazione e la bravura dell’interprete, quella che viene presentata è una Maria appena adolescente, piena di dubbi, speranze, fantasie per un futuro che non sa essere già stato stabilito.
Considerata un dono di Dio fin dal suo concepimento – i genitori per lungo tempo non riuscirono ad avere figli – questa bimba si ritrova, a soli tre anni, ad essere considerata speciale da tutti. Per lei non si può scegliere un marito qualunque, serve un segno divino che indichi l’uomo prescelto. E così Maria, elevata – o ridotta – ad icona da secoli, torna a mostrare il suo lato più umano e realistico, che è proprio quello che la rende una figura così speciale. Si dispera capricciosa, correndo in tondo, gesticolando con poco garbo – su una musica tutt’altro che sacra ma perfetta -, proprio come farebbe una semplice ragazza che vorrebbe una vita normale. La scena dell’annunciazione, poi, superato il momento di sorpresa alla notizie, Maria scoppia in una gioia sfrenata illuminata da una luce strobo per nulla dissacrante, ma, al contrario, esuberante e commovente allo stesso tempo. La Mansutti, inoltre, arricchisce il suo personaggio anche con il suo dialetto friulano, che carica la scena del parto di umanità ed umiltà, riportando il sacro momento ad una dimensione più intima e femminile.
Peccato, forse, per l’apparizione luminosa della croce sul finale, che scaraventa in pochi attimi i vangeli ufficiali sulla scena, ricordando il fin troppo conosciuto destino a cui Maria è predestinata.
Una vita importante si è rivelato, comunque, una vera sorpresa. Riuscire a rendere originale, divertente e commovente una storia che viene ripetuta da duemila anni non era impresa facile, ma Maria Sole Mansutti e Paolo Civati, con creatività, rigore e, forse, un po’ di incoscienza, sono assolutamente riusciti in questa interessante impresa.
Silvia Gatto