Recensione a Pocket Shakespeare
Al Teatro Due di Parma si festeggia Verdi. Dieci allestimenti, della durata di circa mezz’ora, sono nati dall’idea di condensare e proporre i testi shakespeariani che Giuseppe Verdi ha trattato nel corso della sua vita e che hanno ispirato molte delle sue migliori opere liriche. Il progetto, che si è sviluppato a partire da un lavoro di rilettura e di riscrittura dell’autore inglese, ha coinvolto gli studenti del corso di laurea in Scienze e tecniche del teatro dello Iuav di Venezia. A guidare il gruppo, sotto l’aspetto drammaturigico, tre professori-professionisti, Walter Le Moli, Luca Fontana e Roberto Cavosi, questi ultimi, alla pari con gli studenti, si sono cimentati riscrivendo Enrico IV e Otello.
Gli otto studenti hanno scelto uno o due personaggi, particolarmente rappresentativi per ciascuno dei drammi, e li hanno usati come perno e nucleo per raccontare l’essenza della vicenda del testo e per costruire su di esso un’azione drammaturgica.
Tra i vari interessantissimi riadattamenti delle opere di Shakespeare spiccano, grazie anche la bravura degli attori, i monologhi tratti da: Enrico IV, Otello, Il mercante di Venezia (riscrittura di Camilla Ferro) e La Tempesta (di Alice Biondelli). Gigi Dall’Aglio ci offre un Falstaff eccezionalmente vivo e vibrante di energia e passione, Paolo Serra riesce a tenere incollati gli spettatori con una precisione recitativa nel proporre un tagliente Shylock, Bruno Armando e Luca Giordana sono altrettanto abili a sostenere la complessità delle scelte registiche per i personaggi di Calibano e Otello-Jago.
Impossibile descrivere tutte le diverse e suggestive rielaborazioni di storie così dense e malleabili da funzionare in questi pacchetti curati e ben recitati, che sembrano farsi portavoce dell’essenza, della forza dei testi del grande autore inglese e della possibilità di creare, utilizzando le sue parole, delle opere autonome e capaci di vivere di vita propria.
Maria Conte
Visto al Teatro Due, Parma