Recensione a Zio Vanja di Gabriele Vacis
Il sipario del Teatro Valle di Roma si spalanca sulla Russia immaginata da Anton Cechov per la sua famosissima opera dal titolo Zio Vanja. Sapientemente diretti da Gabriele Vacis, un corposo gruppo di attori rappresenta una vera e propria commedia della paralisi: i protagonisti vivono tra delusione e rassegnazione, incapaci di intervenire sulla propria vita, trascinati nell’ovvietà di tutti i giorni che si ripetono uguali, abituati alla consuetudine dell’esistenza. I personaggi passano le loro giornate tra una tazza di tè, un bicchiere di vodka, la musica, l’arte di ricevere ospiti e il tempo del riposo; mai nulla sconvolge le loro vite, ognuno bloccato nel proprio ruolo si rassegnano all’imperturbata realtà.
Le scelte registiche di Vacis danno corpo e anima a questo testo tramite un uso della scena calcolato nei minimi particolari. La maggior parte dei monologhi e dei dialoghi si svolgono nel proscenio, lasciando il fondo del palco vuoto e nella penombra. Una fila di sedie circoscrive lo spazio d’azione dei personaggi che, spostandole, creano l’impressione di muoversi per stanze diverse.
“Questa è una casa infelice, vite sprecate in questa casa, il bere mi dà l’illusione che sto vivendo…” sono le parole che dice Zio Vanja al medico mentre insieme affogano le loro filosofie di vita nell’alcool, e continua dicendo: “Non c’è niente di nuovo. Quanta stanchezza di vivere…”. Ogni cosa che fanno in scena risulta essere fine a se stessa, nulla crea una svolta, un radicale cambiamento. I movimenti perpetui e lenti di oggetti e persone sono inutili come lo sono le vite dei protagonisti. La fluidità del testo è sostenuta da un continuo gioco di sguardi tra chi discorre: è nelle parole e non nell’azione la forza di questo spettacolo. I rami spogli che calano dall’alto senza mai toccare il terreno sono perfetta metafora per questi personaggi impossibilitati a cambiare il proprio modo di vivere; sono dei tragici buffoni che devono accettare e rassegnarsi alla loro condizione, sospesi per sempre tra immobilità e tempesta, tra illusione e disperazione.
Fino al 22 novembre al Teatro Valle di Roma, Zio Vanja è sicuramente da non perdere, altra prova delle capacità registiche di Vacis che riconferma la sua volontà di creare spettacoli accattivanti e in continuo dialogo con il pubblico.
Visto al Teatro Valle, Roma
Valentina Piscitelli