Aiace, eroe leone

Recensione a Hey, Jax! Partitura scenica di un amore – Riccardo Palmieri – V.d.A. Teatro

Tecmessa, Aiace, Atena. Questi i tre protagonisti di Hey, Jax! Partitura scenica di un amore, performance ideata da Riccardo Palmieri. Durante i cinquanta minuti di scena, i personaggi offrono la loro versione di una tragedia di Sofocle, Aiace. L'opera originale, risalente al 450 a.C., è uno dei primi esempi dell'importante innovazione introdotta dal drammaturgo greco: l'utilizzo del monologo, che permette ad ogni personaggio di esprimere direttamente i propri pensieri e di approfondire così la propria "psicologia". Il regista della compagnia V.d.A Teatro mette in luce in particolare il rapporto tra Aiace e la sua compagna Tecmessa che, mossa dalla disperazione, lo esorta a non compiere il tragico gesto del suicidio. Aiace, manovrato dalla mano divina di Atena, è spinto infatti da un incontrollabile impulso di vendetta nei confronti dei Greci che gli hanno negato le armi del defunto Achille, rendendosi colpevole di una sanguinosa strage di bestiame. Una volta rinsavito, Aiace prende coscienza della sua azione insensata e priva di virtù d'eroe, e decide di compiere il suicidio, l'unica soluzione che potrebbe conferirgli nuovamente dignità.

La proposta registica di Riccardo Palmieri vuole mettere in evidenza la fragilità dell’animo umano, che può cogliere anche un eroe di virtù ed integrità come Aiace e non concede spazio al pathos ed alla drammaticità propri della tragedia greca classica. I corpi degli attori (Simona Iannone, Daniele Paganelli, Riccardo Palmieri), tutti e tre presenti sul palco per l’intera durata della performance, agiscono ed interagiscono tra loro con gesti caratterizzati da una certa freddezza; nonostante il tema trattato sia colmo di tragicità,  essi appaiono quasi distaccati, come fossero  immersi nel proprio ruolo solo per metà. La presenza scenica dei performer è d’effetto però grazie all’utilizzo di maschere di animale (il leone per Aiace, il cavallo per Tecmessa) che coprono i volti per quasi tutta la durata dello spettacolo. Tutto in scena vibra di una forza e di un’enfasi lineari, l’energia è costantemente dosata,  per questo il coinvolgimento emotivo del pubblico ne risente. I cambi di ritmo ed energia sono talvolta dettati dalle musiche, che spaziano dalle canzoni italiane, alla techno, alla lirica, al pop.

Tecmessa, prostrata a terra, si concede un attimo di delicatezza  quando, a voce sussurrata, dalla profondità della sua grande testa di cavalla pronuncia verso Aiace “Amami ancora, fallo dolcemente, un anno, un mese, un’ora, perdutamente…”: le parole della canzone Amandoti dei CCCP, riecheggiano dolcemente dalle viscere della maschera come giungessero dalle profondità di una grotta.

Nonostante l’atmosfera artificiosa e costruita che caratterizza i personaggi e le loro azioni, la scenografia è povera (un ampio tavolo, alcune sedie, dei grandi secchi e catini). Inoltre, due elementi vitali — acqua e sangue — accompagnano la performance, rimandando agli antichi sentimenti della tragedia classica. Il sangue versato da Aiace nell’impeto della sua ira e quello dell’eroe stesso che — invisibile alla scena — si toglie la vita;  il sangue inoltre di cui le mani di Atena sono macchiate. L’altro elemento è l’acqua. Innanzitutto l’acqua del mare in cui la tragedia originale è ambientata. Poi l’acqua che caratterizza il personaggio di Tecmessa: sotto forma di lacrime di dolore e poi  come elemento purificatore simbolo del tempo, degli eventi che accadono e scorrono, anche se spesso dolorosamente. Una volta presa coscienza del volere di Aiace, Tecmessa versa acqua su grandi secchi presenti in scena, togliendosi finalmente  la maschera.

La performance Hey, Jax! Partitura scenica di un amore fa parte della rassegna di teatro-danza Segnali (a Modena, dal 10 al 24 Aprile 2010). Il programma della quarta edizione, dal titolo Who’s afraid of Pina Bausch? è dedicata alla grande madre del Tanztheater e prevede performance all’insegna del teatro-danza italiano, seminari, conferenze sull’artista tedesca scomparsa l’estate scorsa, il concorso per giovani compagnie italiane emergenti STUKE-frammenti di teatro-danza e la mostra fotografica Pina Bausch di Maarten Vanden Abeele a cura di Sonia Schoonejans.

Visto a Teatro dei Segni,  Modena

Laura Silvestrelli


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