Recensione a Ingiuria – Socìetas Raffaello Sanzio
“Cane. Sciacallo. Porco. Servite me. Gli animali servono ad augurare. Maledire. Inveire”. Pesano queste parole. Più che parole, versi: soprattutto se non sono semplicemente recitati, ma sussurrati, urlati, registrati, risucchiati, spezzati e cadenzati. Alternati e intrecciati a un’elettronica che inizia a pulsarti dentro. Versi che prendono vita, e sonorità, dalla lettura di un libricino nero, contenente una specie di antica maledizione, una formula misteriosa che porta alla luce presagi, presenze arcane. Suscitano sensazioni sospese tra il brivido e l’attrazione: del resto l’oscuro ha sempre esercitato questo strano potere sull’uomo.
Socìetas Raffaello Sanzio, gruppo principe del teatro di ricerca in Italia e non solo, firma con Ingiuria l’ennesimo contratto per portare lo spettatore oltre a confini palpabili e terreni, conducendolo in una dimensione astratta e inusitata, affascinante e maledetta. Non una pièce teatrale, non un semplice concerto: ma un teatro come rito, apertura di un mondo di difficile accesso.
Chiara Guidi, cofondatrice del geniale gruppo cesenate insieme a Claudia e Romeo Castellucci, continua – dopo gli ultimi esperimenti come in The Cryonic Chants e Flatlandia – il suo percorso attraverso la ricerca sonora data dalla voce: voce che si discosta dal suo normale uso quale siamo abituati, esplorando possibilità altre, ampliandole, creando delle sfumature e dei suoni che la fanno diventare uno strumento. Ingiuria non è solo come recita il sottotitolo “una sequenza utile per imprecare”, né una mera partitura musicale: è una energia che ti travolge e che continua a investirti anche nei giorni seguenti.
Una potenza attrattiva che risiede nelle quattro diverse personalità presenti sul palco: Chiara Guidi alterna e intreccia la sua vocalità a quella corposa di Blixa Bargeld – solista del gruppo rock industrial tedesco Einstürzende Neubauten ed ex chitarrista di Nick Cave & The Bad Seeds – in un crescendo che tocca apici maledettamente travolgenti nel violino di Alexander Balanescu e nell’elettronica di Teho Teardo – noto compositore di colonne sonore cinematografiche.
A quest’ultimo va il merito ulteriore di aver creato una partitura musicale attraverso numerose registrazioni precedenti della voce di Chiara Guidi: un tappeto sonoro che dilata così le possibilità vocali ed espressive di questi versi cadenzati, tratti liberamente da testi di Claudia Castellucci e che riprendono delle parole del diario di un attentatore delle Torri Gemelle.
Tra atmosfere lynchiane – ricreate anche grazie alla tecnica delle luci di Fabio Sajiz e a quella del suono di Boris Wilsdorf –, elettronica simile a quelle tedesca post-industrial, e suoni infernali che ricordano la vocalità angosciante di Diamanda Galas, Ingiuria ipnotizza lo spettatore, annullando ogni correzione razionale per farlo sprofondare in una regressione animale.
Visto al Teatro Sociale, Rovigo
Carlotta Tringali