Recensione a Cronache da un tempo isterico – Armando Pirozzi
Le assurde disquisizioni dei due protagonisti di Cronache da un tempo istericosembrano tratte direttamente dal teatro beckettiano e, in effetti, il loro modo di rapportarsi col mondo esterno, con la realtà, appare estraneo e rarefatto come se ciò che accade fuori da quelle mura non gli appartenesse.
Armando Pirozzi, autore e regista dello spettacolo, prende spunto da un romanzo di Flaubert, Bouvard e Pecuchet, e mette in scena la storia di un uomo e una donna tanto strani quanto semplicemente reali: ansie, paure, ossessioni e stravaganze sono solo la conseguenza di quello che la società ha loro da offrire.
Il testo scivola con ironia ma non manca di profondità; lo smarrimento provato dai due è evidente, ma non c’è desolazione. In una stanzetta essenziale, A (lui) e B (lei) si ritrovano per caso – o forse no – a convivere in casa di un amico comune. Infastiditi per la reciproca presenza, decidono di ridurre al minimo la conversazione ma, quando scoprono di essere impegnati nella stessa attività, diventano sempre più curiosi l’uno dell’altra. Lei sta scrivendo un romanzo, un racconto d’amore; lui, invece, si dedica a una bizzarra quanto inutile catalogazione di cose, come la classifica dei cani più oziosi, che definisce un’enciclopedia personale, per il suo pubblico interiore. Ed è lì che si è rifugiato, dentro se stesso, per non rischiare. Sarà lei a farlo aprire: l’enciclopedia diventa un progetto comune, un punto d’appoggio e una scusa per stare vicini e parlare. A poco a poco, lei si avvicina a quest’uomo in maniera sempre più esplicita; il suo tono acido e irritato e quello di lui sarcastico e freddo sono totalmente cambiati, in modo lento e progressivo ma significativo.
Giovanna Giuliani (lei), magnetica dall’inizio alla fine, placa il suo incalzare stizzoso con un rigoroso controllo della voce per rivelare la tenerezza di una donna che non si lascia scoraggiare, non evita il confronto con l’esterno anzi, lo cerca, dolce ma decisa. Tony Laudadio (lui), espressività fortemente caratterizzata con un’aria sorniona e contegnosa insieme, si esprime al massimo nei momenti di imbarazzo, fino a sciogliersi del tutto nel lieto fine.
Alienazione e incomunicabilità: Armando Pirozzi descrive il nostro “tempo isterico” attraverso due soggetti paradossali che però appassionano perché, in fondo, sono espressione di tutti coloro che hanno ancora tanto, molto di più da offrire di quanto non abbia la società.
Visto al Nuovo Teatro Nuovo, Napoli
Stefania Taddeo