Recensione a La violenza – Carro di Tespi
Secondo spettacolo della serata del 30 maggio La violenza della compagnia Carro di Tespi, un testo importante ispirato alla figura di Giuseppe Fava, giornalista e scrittore siciliano ucciso dalla mafia ventisei anni fa. Uno spettacolo per non dimenticare, per non lasciarsi andare all’oblio.
La compagnia calabrese porta in scena un’attenta ricostruzione di un processo per l’uccisione di un sindacalista, uomo giovane che lottava per la libertà della sua gente, un personaggio (immaginario ma emblematico per tutti quei Pasolini, Impastato, Fava) scomodo per la mafia locale. In scena la madre del sindacalista interpretata da una toccante e tragica Maria Marino, Giuseppe Cucco nei panni dell’avvocato – vero mandatario dell’omicidio – e Valerio Strati: il killer.
Tratto da un testo teatrale ricco di personaggi, La violenza di Giuseppe Fava è stato riadattato dal regista Luciano Pensabene per soli cinque attori: un’azione sicuramente complessa e forse rischiosa. L’impianto registico si sviluppa principalmente sulla volontà di rappresentare una giustizia lontana e distante. Ecco allora che i personaggi in carne ed ossa sulla scena sono uomini comuni con i loro difetti e le loro ragioni, mentre la giustizia e il potere stanno al di sopra di tutto, distanti. Dei due valori, opposti e complementari, appare solo l’immagine virtuale nella forma bidimensionale della proiezione. Una scelta comprensibile se sviluppata e curata minuziosamente.
L’accusa e la difesa si scontrano in un dibattito impari e la chiusura del processo porta sempre alla stessa conclusione. Era il 1983: nulla è cambiato. «Cosa siete disposti a sacrificare?» il silenzio della sala sembra rispondersi da solo, lo sguardo attonito degli attori colpisce implacabile. «La mafia è in Parlamento»: le parole di Fava irrompono in scena a risvegliare il pubblico. Questo spettacolo è la triste sineddoche di una realtà ben più dolorosa: alla compagnia il difficile compito di riportare alla memoria, ricordare per resistere.
Camilla Toso