Recensione a L’origine del Mondo. Parte prima La menzogna – Lucia Calamaro
È piccola, è una taglio sulla tela, una spina conficcata sotto l’unghia. Una strana sensazione quella di riconoscersi davanti ad una pièce teatrale. Eppure coinvolgente e dilaniante. Ci riesce Lucia Calamaro, regista e autrice, che ha colpito l’attenzione delle platee con i suoi spettacoli così intimi e universali. A Radicondoli porta un testo, breve quanto toccante: L’origine del Mondo. Parte prima La menzogna è uno spaccato di vita quotidiana, un frammento che racchiude in sé l’intero rapporto madre-figlia, vita-morte. Una donna depressa, che passa le sue notti (se non le sue giornate) davanti al frigo di casa, cercando di decidere che cosa mangiare, assaggiando un po’ di tutto ma non trovando mai niente. Trovare qualcosa che ti riempia il petto e non lo stomaco è davvero impossibile. Una donna ansiosa, ma consapevole, che non riesce a svoltare e allora si aggira per casa, anima in pena perpetua. Al suo fianco la figlia, altrettanto apatica ma più reattiva: non rinuncia alla madre, nel tentativo di salvare “l’origine” dalla quale proviene, un istinto primordiale che non fa altro che provocare dolore. La paranoia dell’una sovrasta l’altra, in un meccanismo perverso che spinge alla menzogna, mentire/mentirsi per sopravvivere. «Sempre meglio far vivere gli altri nella TUA di menzogna che TU sprofondare in quelle degli altri. No?», scrive la Calamaro,talmente sottili le sue parole che è difficile comprendere chi fosse a mentire dei suoi personaggi. Forse proprio il dottore — interpretato dalla figlia con un gioco di trucco e voce — unico fantoccio in una drammatica realtà? O forse è tutto una menzogna e il “fondo depressivo” a cui è soggetta la donna è solo un sintomo di una epidemia che colpisce la società contemporanea.
Colpisce il testo dell’autrice per la sua intimità universale: chi non ha provato l’ansia da inazione che sovrasta la povera donna, chi non si è mai sentito impotente di fronte al dolore…
Un linguaggio quotidiano, leggero e poetico accompagna una scrittura esile e dirompente e dipinge personaggi veri che stupiscono e commuovono. Confessioni che arrivano dal profondo, che accerchiano lo spettatore e lo costringono ad un confronto diretto e spietato con se stesso. Bravissime le due attrici. A sostenere personaggi che sconfinano nella realtà, a passare da un registro all’altro tenendo un ritmo modulato e costante. Un’interpretazione sensibile per uno studio che merita di essere portato avanti, con la passione e la precisione di cui sa essere capace questa autrice.
Camilla Toso
Visto a Estate a Radicondoli