Recensione a The secret room – di IRAA Theatre
Completamente vestita di bianco, una signora elegante, dall’espressione molto dolce e raffinata apre la porta del suo appartamento, presentandosi con il suo nome di attrice, Roberta Bosetti. Stringe la mano al pubblico di The secret room, spettacolo arrivato al suo undicesimo anno di tournée mondiale e giunto anche al Festival Castel dei Mondi. Dieci sono gli spettatori che, piuttosto, potrebbero essere definiti partecipanti: creano subito una piccola comunità, si siedono a cena allo stesso tavolo preparato con cura da Roberta, dialogano in attesa che qualcosa accada. Ma mentre lo spettatore – come suggerisce la parola stessa – attende, il partecipante rende viva e significante una situazione.
IRAA Theatre – questo il nome della compagnia formata nel 1978 dal duo italo-australiano Renato Cuocolo e Roberta Bosetti nel 1978 a Roma, poi trasferitosi a Melbourne – rompe l’idea tradizionale di teatro scardinando i meccanismi interni che lo compongono.
The secret room non è una semplice pièce in cui ognuno conosce già il proprio ruolo, diventa quasi uno studio antropologico sul fare teatro. Tutto giocato al limite tra finzione e realtà, questo lavoro sembra quasi una seduta terapeutica dove le persone che non si conoscono – e il non conoscersi influisce maggiormente sulla riuscita dello spettacolo – si ritrovano a cena a conversare o ad ascoltare i movimenti interiori dell’anima dell’attrice. È lei a condurre il gioco/realtà e lo fa in maniera così convincente che i dieci partecipanti si lasciano andare al punto di ritrovarsi loro stessi a mettersi a nudo di fronte a degli sconosciuti, andando a scavare anche nel proprio vissuto e condividendo esperienze intime con chi si vede per la prima volta e probabilmente non si incontrerà più.
The secret room è meta-teatro all’ennesima potenza e soprattutto si nutre di un rapporto col pubblico che qui diventa comunità, ritornando alle origini della funzione teatrale.
Si può essere riservati e rimanere in ascolto o parlare proprio perché si percepisce un disagio: il regista Cuocolo e l’attrice Bosetti costruiscono un percorso con una traccia fissa ma che continuamente cambia, a seconda dell’interazione col pubblico/spettatori/partecipanti.
Curiosa è la reazione di queste dieci persone nella serata in cui abbiamo assistito: come se si dovessero sciogliere degli enigmi, continuamente alcuni di loro si chiedevano quale fosse il proprio ruolo nel gioco ma questo gioco – di cui non sveliamo i più intimi segreti e la storia personale raccontata dall’attrice – è risultato così veritiero agli occhi dei partecipanti al punto che all’uscita non si sapeva se applaudire o meno; il teatro ha compiuto la sua magia, facendo calare lo spettatore in una situazione dove il limite finzione-realtà è stato superato, arrivando dritto allo stomaco di chi ha partecipato.
Visto a Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi 2011
Carlotta Tringali
Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Teatro e Critica