“Aveva lo sguardo di chi conosce le cose, ma le ripeteva dentro di sé mica ce le diceva. Fumava e le ripeteva dentro di sé”.
Nel 2004 Caroline Baglioni – giovane attrice umbra, già diretta da Antonio Latella e da tre anni nella Società dello Spettacolo di C.L. Grugher, Michelangelo Bellani e Marianna Masciolini – ritrova in una vecchia scatola di dischi tre cassette con le registrazioni dello zio Gianni, il gigante triste che tanto la spaventava da piccola. “Per dieci anni – scrive nella scheda artistica – le ho ascoltate riflettendo su quale strano destino ci aveva uniti. Un anno prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei ascoltato solo venti anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso, alto tre metri e in bianco e nero”.
Decide così di mettere in scena quello che Simone Nebbia su Teatro e critica definisce “il suo personale nastro di Krapp” quel disordinato, confuso ed estremamente potente flusso di pensieri, riflessioni sparse di un uomo che “non sta bene”, affetto da depressione e manie, malato di noia e di infelicità fino al suicidio ma capace di avvicinarsi all’autenticità delle cose come nessuno mai. Lo fa “indossandone” la voce – in un assolo emotivamente forte, in cui – come spiega Sarah Curati su Paper Street – non “interpreta” Gianni ma lo anima dall’interno, filtrandolo attraverso la propria sensibilità squisitamente femminile, creando un’efficace partitura fisica e gestuale – una qualità di movimento che si fa simbolo e mai descrizione”.
Il progetto, vincitore del Premio Scenario per Ustica 2015, ha debuttato nella sua forma finita al Teatro Litta di Milano e nonostante sia ancora da assestare ha colpito per quella che Valentina De Simone su Cheteatrochefa ben definisce una “coreografia di gesti e di posture della nostalgia”.
In scena una montagna di scarpe che la Baglioni, capelli lunghi e biondi e vestito lavanda, indossa sempre spaiate, poichè “nessuna le va bene e per questo ognuna è quella giusta” procedendo “con un incedere disequilibrato e a tratti meccanico” tra il “dentro e fuori” riuscendo – scrive Maddalena Giovannelli su Doppiozero – a far dimenticare la propria femminilità allo spettatore. “Dentro e fuori è stata tutta la sua vita – spiega l’attrice nelle note allo spettacolo – Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia. Dentro al dolore. Dentro ai pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina. E fuori. Fuori da tutto quello che voleva. Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di stare bene. Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene?”.
Questo testamento poetico è rafforzato da un’appropriata scelta musicale che diventa parte della struttura drammaturgica e che qui vi proponiamo integralmente. Ben quattordici tracce che sono più di un accompagnamento sonoro. E che dicono di più di quanto sembri.
di Maddalena Peluso
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Estratti delle canzoni >>> | |||
Circles – Plastikman | Led Zeppelin – Stairway to heaven | ||
There’s a feeling I get When I look to the west And my spirit is crying for leaving In my thoughts I have seen Rings of smoke through the trees And the voices of those who stand looking |
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Enzo Avitabile – Charlie | Nick Cave & The Bad Seeds – As I Sat Sadly By Her Side | ||
Sarà magico lo so E tra un poco volerò Tu sei genio sei pazzia |
And said, “When will you ever learn That what happens there beyond the glass Is simply none of your concern? |
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Morgan – Amore assurdo | Coldplay – Green Eyes | ||
E nonostante il cuore infranto Da lontano… Ho voglia d’esser grato |
Because I came here with a load And it feels so much lighter since I met you And honey you should know That I could never go on without you |
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Afterhours – Voglio una pelle splendida | Sergio Caputo – L’astronave che arriva | ||
E voglio un pensiero superficiale Che renda la pelle splendida Senza un finale che faccia male Coi cuori sporchi E le mani lavate |
Sognavo anch’io ma erano sogni dispersivi ossi di seppia, tundre, articoli sportivi L’utente medio aveva un sogno più sociale Tapparsi in casa ad aspettare l’astronave |
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Louis Armstrong – What a wonderful world | Antonello Venditti – Dimmelo tu cos’è | ||
I see friends shaking hands saying “how do you do?” They’re really saying I love you |
Scopare bene, scopare bene, questa è la prima cosa, cercare un’altra donna, un’altra casa che non sia troppo vuota, per ritornare di sera e non sentirsi ancora soli, ancora più soli |
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Lucio Battisti – E penso a te | David Bowie – Space oddity | ||
Non so con chi adesso sei non so che cosa fai ma so di certo a cosa stai pensando |
Can you “Here Am I floating round a tin can Far above the Moon Planet Earth is blue And there’s nothing I can do |
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Renato Zero – No, mamma! No | Renato Zero – Salvami | ||
Ho paura sai, Delle crisi isteriche, mamma Temo il buio e poi Le correnti gelide… |
Quando sceglievo fra il bene e il male… Quando il mondo è dovunque uguale… Quando niente non bastava, mai! |