b.motion danza 2013

cartolinedalfestival #4

Abbiamo chiesto ai danzatori e coreografi di B.Motion che hanno abitato Palazzo Sturm nelle ore pomeridiane, di lasciarci alcune immagini e poche parole che raccontino il loro lavoro, la loro performance, la loro ricerca. Una cartolina da B.Motion.

All Dressed Up With Nowhere To GoGiorgia Nardin

Trascorsi solo pochi giorni da B. Project – Restituzioni per il Progetto Bosch, la giovane danzatrice e coreografa Giorgia Nardin torna ad abitare le stanze di Palazzo Sturm per la presentazione di un frammento di All Dressed Up With Nowhere To Go, lavoro vincitore del Premio Prospettiva Danza 2013.
A condividere con lei questo progetto, sono i danzatori Amy Bell e Marco D’Agostin, incontrati in occasione di Choreoroam Europe 2012 (qui l’intervista ai choreoroamers) e interpreti della creazione.

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Solo delle camicie a coprire i corpi dei danzatori. Le loro gambe nude si espongono in tutta la fatica dello “stare”: Bell e D’Agostin si sostengono su un solo piede che ricerca l’equilibrio, mentre l’altro non tocca mai terra. Tremolii, arrossamenti, segni di un’imposizione generata dal proprio corpo come titubanza nel toccare la realtà tutta d’un colpo, quasi un occupare lo spazio fisico in punta di piedi.
Emozionante la fragilità del corpo maschile che si abbandona alla danzatrice, sincera la loro presenza scenica.

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Dopo una prima residenza al CSC Garage Nardini di Bassano del Grappa, la coreografa ha lavorato alla creazione di All Dressed Up With Nowhere To Go in spazi molto più grandi (come il Graner / Mercat de les Flors di Barcellona o il Teatro Villa dei Leoni di Mira) e diversi dalla piccola e barocca stanza di Palazzo Sturm. La vicinanza con lo spettatore rende intima la nudità dei performers e accorcia le distanze nella relazione – umana – tra scena e platea.

 

* La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

 

#appuntidiunfestival pt.6: Buldrini-La Ragione / Dejadonnè

Una scatola nera e velata accoglie due corpi striscianti, inquieti, rotti. Al centro, un tappeto bianco offre la strada verso una redenzione ribaltata, contraria: due performer lo attraversano per poi raccoglierlo e gettarlo, liberando la stanza/scatola del suo unico elemento di purezza. Il bianco lascia posto a distorsioni, perversioni, immagini ambigue, errori, interruzioni.

Le due danzatrici Valentina Buldrini e Martina La Ragione in WILL mostrano e nascondono, sono due facce di una stessa persona, gemelle, sorelle, manichini, bambole, esseri informi senza volto, senza sesso, senza identità.

Il pubblico diventa un voyer di gesti meccanici, ripetitivi, dietro cui si celano i corpi, quasi sempre di spalle o coperte dai capelli raccolti sul viso, in cui l’unico frammento riconoscibile è dato da bocche che si spalancano ed emettono un urlo muto.
Una stanza di incubi o di ricordi malati con una musica che richiama il pianto di bambino, una voce infantile, parole irriconoscibili.
Un’immagine rimane fissa nella memoria: i due corpi in vesti ottocentesche che camminando all’indietro aprono le due parti laterali della stanza segreta, sollevando i tendaggi con lenta poesia.

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*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali 

 

B.Class con Elena Giannotti

Quarto giorno per b.Class, la serie di workshop di danza tenuti per B.Motion 2013 dai coreografi e danzatori presenti al festival. Domenica 25 agosto la lezione, dalle 10 alle 12 alla Palestra Vittorelli, è stata condotta da Elena Giannotti.

Ogni giorno pubblicheremo le immagini della lezione, alcuni commenti dei partecipanti e un’intervista ai coreografi!

INTERVISTA A ELENA GIANNOTTI: 5 domande alla coreografa che ha condotto la B.Class

elena giannottiChi sono i tuoi maestri?
Rosemary Butcher, con la quale ho lavorato per dieci anni. E Virgilio Sieni, che è il mio legame con l’Italia e con quelle suggestioni letterarie e teatrali di cui ho bisogno.

Un’esperienza formativa che ti ha segnato
Rosemary Butcher mi ha insegnato l’approccio all’arte, mi ha stimolato ad avere un occhio sensibile. Ha un fortissimo senso estetico, ama il minimalismo, e avere la possibilità di (re)stare su un elemento – un gesto, una visione, una suggestione – per molto tempo. Anche a me piace riposare su una singola visione, che compongo, ricompongo, spezzetto, indagando il mondo intorno a quella piccola cosa.

La tua lezione a B.Motion in una frase
Osservazione. Dialogo silenzioso. Visualizzazione. Ritmo.

Qual è la struttura della tua lezione?
Cerco di comunicare il mio mondo, con esercizi che riguardano la pratica del solo che ho presentato a B.Motion. C’è un riscaldamento, per la concentrazione. E poi lavoro sulla visualizzazione di immagini, partendo dal respiro e dalla base anatomica, dal sistema scheletrico o dalla circolazione sanguigna ad esempio, per trovare un contatto profondo con il corpo.

Cosa non si dovrebbe mai fare durante un workshop?
Seguire una propria traiettoria. Non accordarsi alle risposte della classe. Non cambiare direzione quando c’è una risposta negativa agli stimoli offerti.

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COMMENTI DEI PARTECIPANTI

Elena ci ha fatto capire i punti del corpo con i quali lavorare meglio a terra, come fare uscire il movimento. È stato molto interessante perché in queste esperienze si scoprono sempre cose nuove finora non esplorate. Filippo

Elena is a very detailed and experienced mover. She translates this well through her teaching approaching dance together will her students. Laura

Elena Giannotti
Danzatrice indipendente, ha lavorato con L’Ensemble, Virgilio Sieni, Yoshiko Chuma, Nicole Peisl/The Forsythe Company, Daghdha Dance, Company Blu e Fearghus O’Conchuir tra gli altri. E’ stata la principale interprete e collaboratrice per Rosemary Butcher per più di 10 anni. Come improvvisatrice Elena ha danzato con artisti come Julyen Hamilton, Vera Mantero, Jennifer Monson, Ray Chung, DD Dorvillier tra altri. Ha iniziato a lavorare su proprie creazioni nel 2008. Fino ad oggi il suo lavoro è stato presentato in Irlanda, UK, Messico, Italia, New York, Slovacchia, Germania e Repuublica Ceca.

*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

#appuntidiunfestival pt.3: Tiziana Bolfe & Matteo Maffesanti

Intensa giornata quella di venerdì 24 agosto a B.Motion Danza che in uno degli appuntamenti quotidiani ha visto gli spettatori raggiungere l’affascinante dimensione del CSC San Bonaventura per la presentazione di Forms changed into new bodies.
La ricerca tra danza e video indagata da Tiziana Bolfe e Matteo Maffesanti scaturisce dalla partecipazione a SPAZIO, il progetto europeo di alta formazione nella danza contemporanea in relazione con le nuove tecnologie. Nello scorso marzo gli artisti hanno intrapreso una prima residenza al CSC Garage Nardini di Bassano del Grappa in cui hanno lavorato sullo studio Phases, una riflessione sul corpo e sulle sue possibili trasformazioni mediante l’uso del video.

Nasce così Forms changed into new bodies: la danzatrice e il videomaker abitano la Chiesa di San Bonaventura, la modellano e lasciano dialogare lo spazio teatrale con quello sacrale. L’altare diviene uno schermo pronto ad accogliere i particolari del corpo dei due danzatori, catturati dalle webcam dei Mac in scena. Al centro, di spalle rispetto al pubblico, il musicista Davide Pachera compone una base sonora in relazione al movimento coreografico e alle immagini proiettate. Arti che si incontrano, incrociano e fondono restituendo, pur nella segmentazione, nuove visioni del corpo in una narrazione disinteressata alla diversità tra i due, ma attenta a ricercare – e sviluppare – le possibilità di un mezzo, in dialogo con il linguaggio coreutico. La struttura del lavoro riflette sull’inconsistenza dei corpi e delle relazioni umane là dove il virtuale si sostituisce al reale, ma la ricerca volge lo sguardo solo a se stessa e non lascia che lo spettatore possa condividere altro, oltre l’istantanea fascinazione visiva.

 

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 *La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali 

B.Class con Sharon Fridman

Terzo giorno per b.Class, la serie di workshop di danza tenuti per B.Motion 2013 dai coreografi e danzatori presenti al festival. Sabato 24 agosto la lezione, dalle 10 alle 12 alla Palestra Vittorelli, è stata condotta da Sharon Fridman.

Ogni giorno pubblicheremo le immagini della lezione, alcuni commenti dei partecipanti e un’intervista ai coreografi!

INTERVISTA A SHARON FRIDMAN: 5 domande al coreografo che ha condotto la B.Class

b.class_sharon_fridman_2013In your training or educational path, you met a lot of teachers. Who do you consider your master with the capital “m”, if there is one?
I dance since I was 8, I’ve never stopped, and it is true that I’ve made a lot of different classes and techniques in Israel but also around the world. As a dancer, in a moment of my history, I’ve lost the reason to dance; I didn’t understand why I danced, and I wondered what that form that I make when I dance is, why and what the relationship with the life is, how it can help the universe, why somebody has to do this…. These were my questions. When I danced with Vertigo Dance Company and with the choreographer Noa Wertheim I’ve understood something about the relationship between dance and life. There is something in Noa that I respect a lot.
The other one is my mother: she has problems of balance and she always falls, she always searches something to make her stable. When I was a child I was always around my mother and it was always a moment that she fell and I had to take her up. After making the contact I’ve understood the relationship between the contact and the life, the relationship with my mother and this gave me a reason why to dance and what the real relationship between dance and life is. So I think that my mother is the life and to get her is my ispiration for the dance.

Is there an experience which impressed you or is particular important for you?
When I see a dance work with its true, finding the relationship between his movement and his life, this is for me interesting. Maybe somebody makes some very interesting technique, like for example José Limón Dance; this technique is interesting only when he works with this technique, because I can undestand the relationship between his technique and his life. It is not a technique for dance in general, I don’t believe in this, because there are millions of dancers in the world but only some of them really succeed to bring something really personal to the work. I see this achievment in people that have found a relationship between the technique they have – classical, contemporary, jazz, hip hop… – and their life. This is for me the true.

How have you structured your class here in B.Motion?
It was very complicated for me, because I’ve never given one class for two hours. Usually it is a workshop of one week, with everyday six hours in which we speak about the philosophy, about the relationship between dance and life… while in two hours you have to put everything in one little moment. So I’ve chosen some exercises and it doesnt’ matter what the exercise is; it is important what there is between the exercises, how I explain the philosophy and the reason for making the exercise, how this exercise related to life.

Describe your B.Motion’s class in a sentence.
Not enough but deep because I tried to be as much deep as I can in a very little time.

Is there something that you or people in general have not to do during a dance workshop?
Not to plan. Not to plan the form, it is important really to let you go and try to absorbe everything.

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COMMENTI DEI PARTECIPANTI

La contact è un lavoro molto difficile, c’è bisogno di collegarsi con il centro dell’altra persona, unificare i respiri e i movimenti per trovare gli impulsi per muoversi insieme. Non è una cosa che si impara in un giorno, però Sharon è fantastico! Floor

Abbiamo lavorato a coppie, per esempio l’ultimo esercizio che abbiamo fatto è stato sul centro che loro chiamano tango: bisognava lasciarsi andare sul centro del proprio partner sia andando avanti sia con tre passi indietro. La difficoltà stava semplicemente sul fatto di sentirsi e respirare assieme che sembra una banalità ma in realtà è molto difficile. Poi mi son trovata con Sofia, che ho conosciuto qua e con cui ho condiviso l’esercizio; lei fa danza da tanti anni e io invece vengo da un’altra formazione per cui bisognava trovare il giusto linguaggio per capirci, è stato bello! Samanta

Sharon Fridman
Di origini israeliane, è attivo a Madrid e attualmente direttore del gruppo Projects in Movement.
È interprete per prestigiose compagnie quali Ido Tadmor Dance Company di Tel Aviv, Kibbutz Contemporary Dance Company, Vertigo Dance Company e per diversi progetti per il Suzanne Dellal Center. Il suo lavoro come coreografo ha avuto inizio nel 2000 con la costituzione del Phrasal group, e le creazioni Covered red (2000) e Anna (2001), Waiting (2003), The Creation (2004), Play Boy (2005), Carlos & Me (2007), Q Project (2008), Shakuff (2010) e Al menos dos caras (2011). Nel 2008 ha partecipato a Dance Lines 8. Nel 2009 è invitato a prendere parte a Choreoroam, un importante progetto di ricerca coreografica, durante il quale ha sviluppato il solo Beyond rappresentato al Dance Week Festival di Zagabria (Croazia) e a Operaestate. Tra le sue ultime partecipazioni spicca la collaborazione artistica con Operaestate per cui ha creato Shalosh. Ha ricevuto riconoscimenti quali l’Alicia Alonso CIC’2012, il premio per la migliore proposta di danza contemporanea all’International Dance and Theatre Fair of Huesca 2011, il primo premio al Choreography Contest Burgos, New York 2011.

*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

cartolinedalfestival #3

Abbiamo chiesto ai danzatori e coreografi di B.Motion che hanno abitato Palazzo Sturm nelle ore pomeridiane, di lasciarci alcune immagini e poche parole che raccontino il loro lavoro, la loro performance, la loro ricerca. Una cartolina da B.Motion.

Lo sguardo del caneElena Giannotti

Incontro con Elena Giannotti

«Lo sguardo del cane è parte di un progetto più ampio, Rider in Arena, che prevede una serie di soli, come solo è il cavaliere nell’arena. È un lavoro sulla visione, sul rimbalzo della visione tra spettatore, performer e qualcos’altro, o qualcun altro».

Suggestione

«Ho preso spunto da La visione di Sant’Agostino del Carpaccio, parte del ciclo sulle storie di San Girolamo. L’episodio racconta l’apparizione di San Girolamo ad Agostino per annunciare la propria morte».

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Visione di sant’Agostino – Vittore Carpaccio

«Sant’Agostino vede fuori dalla finestra San Girolamo, e il maltese che sta nello studio guarda nella sua direzione. Ma il cane guarda Sant’Agostino o vede San Girolamo? Mi interessa quest’ambiguità, che trasporto nella performance. Creo una visione o no? Lo spettatore guarda me che guardo qualcos’altro o guarda direttamente la ‘cosa’ creata, l’immagine creata? Tutti possiamo essere come il piccolo cane».

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Ritmo

«C’è un ritmo nella visione e un ritmo nell’ascolto. Il silenzio favorisce l’ascolto e dà spazio alla musicalità del movimento, mentre il sottofondo musicale avvolge e amalgama movimento e visione. Preferisco sentire il respiro del luogo, entrare in contatto con esso e voglio che si percepisca una frammentarietà, un ritmo che viene solo dal corpo».

Luogo

«Trovo che Palazzo Sturm dia un valore aggiunto a questa performance, che è stata realizzata sia in blackbox che in stanze affrescate, com’è stato a Castiglioncello, nell’ambito di Inequilibrio, e com’è successo qui. È un lavoro scarno, minimale, un solo basato sul movimento, che risulta valorizzato da queste pareti, da questo palazzo».

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Movimento

«C’è un’idea di vento: inizia la performance e comincia a rotolare la coreografia. Lo stare nel movimento dura pochi istanti. Andare avanti e non fermarsi mai. Il vento che mi spinge in avanti mi costringe a dimenticare ciò che ho fatto prima. Porta leggerezza».

* La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

cartolinedalfestival #2

Abbiamo chiesto ai danzatori e coreografi di B.Motion che hanno abitato Palazzo Sturm nelle ore pomeridiane di lasciarci alcune foto e poche parole che raccontino il loro lavoro, la loro performance, la loro ricerca. Una cartolina da B.Motion

Attraversa-menti (Abstract-view) n’5 – Manfredi Perego

«Una performance site specific. Un progetto che cambia al cambiare della luce.  Un esperimento numerabile. Uno short format di venti minuti».

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«Percepire e farsi attraversare. Giocare con la luce e dialogare con la propria ombra, parlare con la materia. Farsi sorprendere dal luogo e dal caso».

Oltre al progetto di improvvisazione, il performer parmigiano ha condotto un workshop alla Palestra Vittorelli: leggi qui la b.class e l’intervista a Manfredi Perego

* La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

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Abbiamo chiesto ai danzatori e coreografi di B.Motion che hanno abitato Palazzo Sturm nelle ore pomeridiane di lasciarci alcune immagini e poche parole che raccontino il loro lavoro, la loro performance, la loro ricerca. Una cartolina da B.Motion.

SchnurrbartMarta Bevilacqua / Arearea

 

Incontro con Marta Bevilacqua

«Schnurrbart è nato da una prima sperimentazione all’interno di un progetto più ampio che si chiama Organon_sull’importanza del pensiero, un lavoro che ha partecipato al Premio Equilibrio. Si trattava in quel caso di procedere per aforismi e ho fatto – insieme a Arearea, la mia compagnia – una carrellata dei filosofi più vicini alla mia formazione.
In questa fase del lavoro sto spezzettando tutti i capitoli del progetto, dilatandoli e studiandoli approfonditamente, per trovare un linguaggio adatto per avvicinarmi alla cultura occidentale, un pretesto per parlare di come ci siamo strutturati, logicamente o meno».

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«È stato molto curioso intraprendere questa residenza perché Palazzo Sturm mi ricordava “Sturm und Drang” e ho quindi pensato che fosse un’ottima situazione per poter adattare un filosofo come Nietzsche.
Nonostante le piccole dimensioni, il gigantismo nietzschiano ha abitato questo spazio per due giorni. La vicinanza con il pubblico (la prima di Schnurrbart è stata in teatro), la preziosità delle pareti e la scenografia avrebbero potuto rendere tutto abbastanza complesso, ma la restituzione in uno spazio così antico ha spinto il lavoro oltre questo limite – considerando inoltre che tutto lo spettacolo è ad occhi chiusi – e questa collocazione si è rivelata essere vantaggiosa per il lavoro sulla precisione».

PRECISIONE: due giorni per conoscere uno spazio ad occhi chiusi

1. montare la scenografia (realizzata in collaborazione con Belinda De Vito, ndr)
2. posizionamento degli oggetti in relazione al movimento
3. misurazione dello spazio:
– con passi e braccia
– con la luce (in proscenio) della portafinestra
– con la musica

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«Nietzsche pensava che ridere, filosofare con i piedi fosse l’unica strada possibile per sentire»

«Sto lavorando su Schnurrbart solo da quattro mesi ma è una ricerca che andrà avanti e che mi auguro di ampliare e dettagliare. Ora ci sarà una residenza a Villa Bombrini a Genova: altro palazzo, altra dimensione affrescata, altra borghesia… per Nietzsche non può che esserci che quella borghesia contraddittoria.
Faccio molti lavori site-specific e il mio obiettivo di ricerca è quello di portare la filosofia non solo nel corpo ma anche nel quotidiano. Provengo di recente da uno studio su Eraclito dentro un fiume; cerco di trovare le immagini più semplici e immediate per poter affrontare questi giganti e dargli corpo».

 *La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

B.Class con Manfredi Perego

Secondo giorno per b.Class, la serie di workshop di danza tenuti per B.Motion 2013 dai coreografi e danzatori presenti al festival. Venerdì 23 agosto la lezione, dalle 10 alle 12 alla Palestra Vittorelli, è stata condotta da Manfredi Perego.

Ogni giorno pubblicheremo le immagini della lezione, alcuni commenti dei partecipanti e un’intervista ai coreografi!

INTERVISTA A MANFREDI PEREGO: 5 domande al coreografo che ha condotto la B.Class

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Incontro con l’artista al Dissegna 1922 – Bassano

Chi sono i tuoi maestri?
Fray Faust. E Ivan Wolfe.

Un’esperienza formativa che ti ha segnato
Quella con Wolfe, che ho incontrato a Venezia alla Biennale Danza nel 2001, e che oggi spesso chiamo a Parma per tenere dei workshop. Non ha nessuna pretesa sui corpi, riesce a far conquistare agli allievi – non senza fatica – un livello di serenità, di concentrazione, di accettazione dell’errore e di costruzione sull’errore stesso. Il suo consiglio è stato di «fare ciò che senti essere necessario». E per me oggi sarebbe necessario riprendere – con maggiore coscienza – gli sport che ho fatto un tempo, judo, calcio, e vorrei riallenarmi in porta, recuperare una memoria che viene dallo sport, una dimensione non legata a una estetica, piuttosto a una risposta istintiva e energetica.

La tua lezione a B.Motion in una frase
Recuperare l’istinto del corpo. Lavorare sulla reattività. Cogliere il momento.

Qual è la struttura della tua lezione?
Abbiamo lavorato su azione e reazione. Ho dato ai partecipanti una frase, che è un tracciato all’interno del quale ognuno deve trovare la libertà, anche quella di sbagliare. Ho chiesto loro di essere presenti. Escludere la tensione. Concentrarsi. Non chiudersi. Gustare ogni momento.

Cosa non si dovrebbe mai fare durante un workshop?
Non divertirsi. Si può uscire da una classe frustrati o infastiditi, o scoraggiati. Ma il gioco, il divertimento non dovrebbe mai mancare.

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COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Nella danza si dà molta importanza al linguaggio degli arti e spesso si dimentica la parte centrale, il bacino. Nella classe di Perego è stato bello lavorare sull’uso di questa parte del nostro corpo, che è ciò che guida il movimento. Georgiana

È stato molto interessante lavorare sull’istinto perché, come ha detto anche Manfredi Perego, i danzatori spesso lo perdono. Selenia

Manfredi Perego
Nato nel 1981 a Parma pratica diversi sport ed arti marziali, sino all’incontro con la danza contemporanea avvenuto nella scuola della madre. Nel 2002 è borsista presso l’Accademia Isola Danza diretta da Carolyn Carlson. Consegue la laurea in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna A.A.2005/06 con una tesi sull’improvvisazione nella danza. Dal 2004 lavora come danzatore freelance in Europa per compagnie di teatro-danza e danza contemporanea. Nel 2011 crea il suoi primi soli: Grafiche del silenzio e Appunti sul libro della terra.

*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

B.Class con Chisato Ohno

Primo giorno per B.Class, la serie di workshop di danza tenuti per B.Motion 2013 dai coreografi e danzatori presenti al festival. Giovedì 22 agosto la lezione, dalle 10 alle 12 alla Palestra Vittorelli, è stata condotta da Chisato Ohno. La coreografa è inoltre a Bassano del Grappa per il workshop pomeridiano (14 > 16) organizzato dalla rete No Limita-C-tions.

Ogni giorno pubblicheremo le immagini della lezione, alcuni commenti dei partecipanti e un’intervista ai coreografi!

Chisato Ohno
Formatasi al Central School of Ballet di Londra, Chisato Ohno ha danzato con Netherlands Dans Theater 2 in lavori di Jiri Kylian, Hans van Manen, Johan Inger e molti altri. Ha lavorato con Batsheva Dance Company prendendo parte alle nuove creazioni della compagnia e agli spettacoli di Ohad Naharin. Ha collaborato con la Karas Company di Saburo Teshigawara per due produzioni e altri spettacoli di repertorio. Vive a Londra e insegna la tecnica Gaga dal 2005.

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COMMENTI DEI PARTECIPANTI

Mi è piaciuto molto perché si è indagato il movimento internamente e non solo esternamente. Ho scoperto nuovi modi di lavorare con il mio corpo. Rachele

È stata un’esperienza nuova che ci ha consentito di guardare dentro di noi per capire cosa siamo in grado di fare. Mi è piaciuta molto la lezione. Arianna

Una struttura di lezione diversa da quelle a cui siamo abituate. Nel lavoro non c’è mai un stop brusco o una pausa. È un processo, un’evoluzione del movimento che indaga anche la resistenza. Jessica Elena Alessia

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INTERVISTA A CHISATO OHNO: 5 domande alla coreografa che ha condotto la B.Class

In your training or educational path, you met a lot of teachers. Who do you consider your master with the capital “m”, if there is one?
He is definitely Ohad Naharin because of what I teach, which is “Gaga” technique. In general I think that if you would be a dancer, every person you meet is a teacher.

Is there a training experience which impressed you or is particular important for you?
It’s the same. I met Ohad Naharin when I was dancing in Holland in the junior company NDT (Netherlands Dans Theater, ndr) and I was 20 or 21.
His work was very different from what I was doing, especially with improvisation. In what I was doing, the choreographer told the movements and I learned; instead, he really worked with me as a collaborator: a collaboration between the dancer and the choreographer.
He knew how to bring out from each person what they could do. It was very new for me, I didn’t have this possibility before, in a way to do what you want, what you feel as a dancer: it was like “Don’t do what I tell you, but do what you feel”. It was like a transformation: from a dancer to an artist; to become somebody who can give more than just being a very good dancer; in this way you can feel you are contributing to the all piece.

How have you structured your class here in B.Motion?
In B.Motion, I’m working with the Gaga technique: a space for improvisation that uses a lot of imagery. I learned from Naharin the language of how to get people somehow direct, to make something happen in a very direct way, through the words and imagery and how it comes into movement. So it’s how I’m working.
The very good thing with Gaga is that I plan things but I don’t know how it may go, it depends. At B.Motion the class is very mixed: there are different ages, older and younger, and abilities. It is very interesting because you have to find how and what works for who. So in the first day I only saw and met them and today for example I’ve tried to be more specific, to be more connected to individual people. The idea is to help them to find their own movement.

Describe your B.Motion’s class in a sentence.
It involves exploration, it leads to discover and to explore, then you will find new information.
In one sentence I could say: to go beyond what you think you can do.

Is there something that you or people in general have not to do during a dance workshop?
There are two things not to do.
One is to have mirrors – and, for this, the studio in Bassano is very good. All the time you have to be involved and have to experience what you’re doing and so you have not to check how you are by looking in the mirrors!
Number two is that you don’t have to stop. For one hour and fifty minutes you don’t have to stop. Usually in a dance class, when you’re learning an exercise you stop to drink some water, to watch around or whatever… but in this way you lose the flow.
Even when I explain or I talk your movement has to go. To stop is an habit – you stop and you learn –, but I think we can learn together also when I explain; for many people it is not so easy – especially the younger dancers don’t understand it –, but they really don’t need to stop.

*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali