Recensione a Don Giovanni di W.A. Mozart – I Sacchi di Sabbia
Nella serata dedicata al premio, va in scena Don Giovanni di W. A. Mozart, rivisitato dalla compagnia I Sacchi di Sabbia. Sei impeccabili esecutori per un divertimento più unico che raro. Si tratta infatti di una messa in scena assai particolare: l’austera opera dell’autore austriaco perde tutta la sua pesantezza e si alleggerisce incredibilmente grazie a uno slittamento sul piano sonoro e semantico. Se difatti ci si aspetterebbe di ascoltare l’opera lirica dalle soavi voci di cantanti – accompagnati da una nutrita orchestra sinfonica – e di seguire le vicende dal libretto scritto per mano di Da Ponte, si rimane spiazzati quando sul palco appare Giovanni Guerrieri regista del lavoro che, guidato da una meccanica voce off, mima stile hostess aeroportuale le gesta dell’indomito libertino. Condensando in meno di cinque minuti l’intera vicenda e mettendo a disposizione di qualunque pubblico egli si trovi davanti un vero e proprio libretto-d’istruzioni-per-l’uso al quale ricorrere durante l’esecuzione canora. Dopo la breve introduzione di Guerrieri entrano in scena sei attori vestiti in divisa scolaresca si dispongono due a due sulla gradinata sopra la quale troneggia lo schermo su cui compariranno i testi dell’opera. Si tratta di canto, in quanto gli interpreti non posseggono dei veri strumenti musicali ma eseguono l’opera basandosi solo sulle loro capacità mimiche e vocali. Ma non si può definire canto in senso stretto, perché non vi è l’uso della parola: l’intera orchestra con tutti i suoi strumenti (corde, percussioni e fiati) viene riprodotta dai sei attori – perché di attori stiamo parlando – con suoni, rumori, boccacce, pernacchie, ghigni e fischi. Un fiorire di suoni inconsueti, ironici e scherzosi che ben rispecchiano, colorano e alleggeriscono la complessa partitura mozartiana. In poche parole un approccio ironico, divertente e originale a un colosso dell’opera lirica. Questa rilettura teatrale porta in sé una teoria della leggerezza che svela un lavoro davvero duro e approfondito: i sei attori mettono in piedi «un capriccio per “boccacce e rumorini”» interpretando le arie più celebri di una versione dell’opera di Karajan del 1986. Imitare i suoni degli strumenti con il solo apparato vocale non è certo cosa semplice, ma la compagnia mostra una tale precisione, pulizia e maestria che il lavoro risulta efficacissimo e spiazzante. Un successo per il pubblico, formato da adulti e bambini, che risponde e interagisce con piacere e allegria.
Visto a Estate a Radicondoli, Radicondoli
Camilla Toso