Anticamente luogo di nascita di Venere e Adone, fortezza dei Templari nel Medioevo, per secoli avamposto strategico nel cuore del Mediterraneo verso le vie d’Oriente, l’isola di Cipro, negli ultimi mesi, è tornata protagonista dell’immaginario internazionale per ben altre ragioni: il crac finanziario che ha colpito la già fragile economia del Paese ne ha portato le vicende alla ribalta internazionale.
A B.Motion 2013, sono stati programmati ben tre lavori provenienti da Cipro: The shape of necessity di Lia Haraki, She who stays di Milena Ugren Koulas e Wonder?Land di Eleana Alexandrou. L’occasione è preziosa per cominciare a conoscere la scena dell’isola, un mondo artistico per certi versi nuovo allo spettatore europeo e italiano; abbiamo avuto la possibilità di incontrare le coreografe e, all’interno delle interviste, chiedere di raccontarci come funziona il sistema della danza a Cipro, quali sono le opportunità produttive ed espositive, i rapporti fra gli artisti e con il pubblico, con le istituzioni e con l’Europa.
Cipro è una realtà davvero piccola, vi risiedono meno di un milione di persone – come ricorda Milena Ugren –, all’incirca quanto una città come Milano o una piccola regione italiana tipo il Trentino o l’Umbria; i centri maggiori sono pochi: Lemesos e la capitale Nicosia – dove si concentra la maggior attività del sistema –, più pochi altri centri, tutti sostenuti soprattutto dal mercato turistico. È proprio una delle maggiori mete balneari dell’isola, Lemesos, a candidarsi a riferimento nazionale per la danza: con la sua Casa della danza – Dance House Lemesos, diretta da 5 compagnie locali e parte del network europeo EDN – e i diversi festival che organizza, da piattaforme nazionali all’European Dance Festival a una rassegna site-specific che si svolge negli spazi pubblici della città, è indubbiamente il centro di maggior attività, coinvolto quest’anno anche nel progetto europeo Act your age che riunisce artisti di diversi Paesi a riflettere (e creare) intorno ai temi dell’invecchiamento attivo e del confronto generazionale.
Oltre Lemesos e, al limite, la capitale – dove si trova l’altra Casa della danza, Dance Gate Lefkosia, membro di EDN e del progetto Moduldance –, è difficile per gli artisti ciprioti fruire di un mercato di ampio respiro. Proprio per le dimensioni dell’isola, il circuito dedicato alla performance dal vivo, soprattutto per quanto riguarda il contemporaneo e la danza, è molto ristretto: come segnala Milena Ugren, è quasi impossibile avere più repliche dello stesso lavoro nello stesso teatro. La conseguenza, nelle parole della coreografa stessa, si ritrova in una sorta di “bulimia” del sistema: «Cypriot artists and choreographers in particular are pushed to create always something new». La soluzione? Andare fuori, varcare i confini nazionali e esplorare le opportunità all’estero. Per gli artisti ciprioti, infatti – almeno per quanto riguarda la danza –, la prospettiva almeno europea è fondamentale: diversi operatori stranieri raggiungono l’isola in occasione dei vari eventi organizzati durante l’anno, vedono i nuovi progetti in lavorazione e così alcuni artisti hanno la possibilità di spostarsi all’estero per mostrare il proprio lavoro. L’apertura internazionale, oltre a costituire una preziosissima opportunità formativa, è per Cipro una importante possibilità distributiva, per far crescere e vivere lavori che altrimenti, in patria, potrebbero avere vita breve, proprio a causa delle dimensioni dell’isola, dunque del pubblico e del mercato interno.
Ma il contesto non incide solo per quanto riguarda le sue piccole dimensioni: Cipro è un’isola, collocata all’estremo sud-est del Mediterraneo – tanto che ancora si dibatte sulla possibilità che geograficamente si tratti di Asia o Europa –, dunque separata da chilometri di mare dal continente, dalle sue logiche (anche artistico-culturali), dalle sue tendenze. Di più, la lontananza e la separatezza che sono proprie di un contesto isolano, soprattutto così remoto, diventano in molti casi il tratto distintivo della produzione artistica locale, quando non addirittura la sua ricchezza; Lia Haraki – anche presidente della Dancehouse di Lemesos – segnala questa particolarità e ne individua le possibili ragioni: «There are many artists that don’t go with the trends: more and more they search for their own artistic voice. I think this is also because in Cyprus we don’t have a contemporary dance culture and backround: and this lack of tradition gives us the space to be ourselves whatever that is.». La prospettiva di Milena Ugren è molto simile, andando a tracciare le condizioni di un particolare sistema di relazione che unisce e separa Cipro e l’Europa: «Cyprus is an island, very far away, in which everything comes later. It’s very hard, you are left on your own and, as I told, there are some problems, but there you are not really influenced from the many things that happens in Europe. Part because it’s so isolated, I find something special in the artists, the way in which and what they create. And I like it».
La scena della danza cipriota, infatti, è relativamente molto giovane: «it’s very new – racconta Lia Haraki –, if you think that the first contemporary experimental choreographer arrived during the ’80s». Ma da lì, la vitalità nel settore della danza non si è più fermata e da diversi anni la creatività nel campo della danza è sostenuta a livello pubblico, facendone uno dei settori di punta dello sviluppo culturale del Paese, come sottolineano entrambe le artiste, soffermandosi tutte e due sulle potenzialità creative espresse da una realtà, come abbiamo visto, così piccola. Lia Haraki, sottolinea come «we have several dance festivals: the European Dance Festival that shows only international dance companies and only 2 local, a site-specif festival with local and international artists, a local platform, the D. H. Lemesos Open House festival and other small festivals. It is a good balance», tirando le fila di un fenomeno che si è manifestato con forza negli ultimi anni – «it’s great for such a small island» –, su cui torna anche Milena Ugren: «for such a small place there are a lot of dancers and many talented people».
Nonostante la vivacità recentemente espressa dalla creatività da Cipro nell’ambito della danza e le potenzialità di ricerca che si profilano ai suoi orizzonti, impossibile, nelle nostre conversazioni, non affrontare il difficile tema della crisi che ha sconvolto di recente il Paese. Nessuno, naturalmente, tenta in alcun modo di limitarne la percezione, riportando nelle proprie parole il quotidiano senso di incertezza che domina il Paese; ma entrambe le artiste tentano di inquadrare il fenomeno anche in termini produttivi, certo di impatto rispetto alle modalità di lavoro e alle possibili opportunità, ma provando a convertirne i termini su un piano anche costruttivo. Chiudiamo il nostro viaggio nella piccola e vivace scena della danza cipriota con le parole in proposito di Lia Haraki: «I think that in this time of the financial crisis, the arts and creativity in general become very present. The more people understand there is nothing left to lose, the more aware they become of essential qualities like compassion, love, creativity. For me this is a very good epoch for the arts to really play a vital role in changing the values in general».
*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali