Incontriamo i registi presenti al festival Primavera dei Teatri per rivolgere le nostre “10 Domande a…”. Uno scambio di battute brevi ma prettamente significative per conoscerli meglio. Risponde Vincenzo Pirrotta, presente a Primavera dei Teatri con Sacre-Stie.
1. Come definirebbe il suo teatro?
Parto da un presupposto: oltre a tipi di teatro, come quello di intrattenimento, ce ne sono altri, come quello che ho deciso di fare, che vogliono creare delle piccole rivoluzioni; credo che siano maturi i tempi della rivoluzione. Essendo pacifista, la rivoluzione che intendo non è quella violenta, ma una rivoluzione delle coscienze. Quando inizio a scrivere e poi a lavorare alla regia di uno spettacolo mi pongo sempre questo problema: anche se in un unico spettatore avviene una piccola rivoluzione nella sua coscienza rispetto al tema trattato, credo che il teatro abbia raggiunto l’intento che si era prefisso. Il teatro è rivoluzionario.
2. Che cos’è il teatro di ricerca?
È quello che, con linguaggi a volte anche forti e violenti, cerca di far comprendere cose sulle quali la gente non riflette a causa della quotidianità e dell’assuefazione a certi stili di vita
3. Come lo spiegherebbe ad un profano?
Il teatro di ricerca deve fare ridere, commuovere, emozionare esattamente come il teatro borghese e di intrattenimento ma l’importante è che faccia pensare
4. Sacre-Stie in una frase.
La frase è già in Sacre-Stie. Ho voluto rompere quel titolo perché c’è il momento sacro che è un grande prologo al momento delle stie in cui il personaggio costruito e affascinante del Cardinale viene fatto a pezzi seguendo quello che è un motto del Papa regnante “bisogna dire la verità”. Allora la verità vera va dominando l’ipocrisia della prima parte. Credo che il titolo spieghi tutto
5. Che cos’è per lei Primavera dei Teatri?
Primavera dei Teatri è un giardino dove ci sono dei fiori che sono dei boccioli. E questi boccioli sono gli spettacoli che arrivano qui, sempre al debutto, spettacoli che ti fanno emozionare, ti coinvolgono ma soprattutto ti fanno pensare. È un giardino nel quale è bello tuffarsi e questi giardini sono sempre più rari
6. Se la sua vita fosse uno spettacolo teatrale chi sarebbe il regista?
Dio
7. Lo spettacolo che le ha cambiato la vita?
Sono due spettacoli. Il primo è N’GNANZOU, il mio lavoro sula mattanza che mi ha fatto tornare al teatro. Mentre il secondo è Eumenidi, lo spettacolo che mi ha fatto conoscere a livello europeo; una bella avventura
8. Uno scrittore che metterebbe in scena o a cui chiederebbe di scrivere una drammaturgia per lei?
Pasolini e, se dovessi dire il secondo, Goethe
9. Potendo scegliere: teatro come sede della compagnia o nomadismo?
Mi piace girare ma direi sede della compagnia, perché mi permetterebbe di riposarmi anche se io sono nato nomade
10. Quali sono le possibilità che il teatro possiede e che lo fa essere un’arte fondamentale?
Il teatro possiede la grande forza della rivoluzione. È rivoluzionario per definizione
Biografia di Vincenzo Pirrotta
Allievo di Mimmo Cuticchio, erede della tradizione dei cuntisti, si diploma alla scuola di teatro dell’ I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Come attore ha lavorato con registi quali: Giancarlo Sbragia, Mimmo Cuticchio, Giancarlo Sepe, e con gli attori: Anna Proclemer, Piera Degli Esposti, Toni Servillo. Come autore il suo lavoro si inserisce nell’articolato tessuto dei grandi autori/attori monologhisti italiani. Nel 2004 riceve il premio E.T.I. per Malaluna e nel 2005 il premio della critica come miglior autore, attore e regista emergente assegnatogli dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Nel 2006 vince il Golden Graal come migliore regista ed è finalista ai Premi ETI e al Premio UBU. (Biografia gentilmente concessa dal sito primaveradeiteatri.it)