Recensione a Sulla conoscenza irrazionale dell’oggetto – gruppo nanou
L’atmosfera di Sulla conoscenza irrazionale dell’oggetto, di e con Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, è precisa dal primo istante: come in una visione delirante – o meglio -, in un incubo, appaiono creature inquietanti, deformate, non umane. Sono due figure che, diverse tra loro, condividono lo stesso ambiente: vivendolo, esplorandolo, soffrendo e giocando. I due corpi distorti nella postura o in espressioni atroci compongono quadri che evocano gli esseri mostruosi dei dipinti di Bosch, le spalancate bocche di Bacon; sono corpi che avanzano rovesciati quasi a ricordare possessioni diaboliche, scattanti nel buio, barcollanti, striscianti nella penombra che avvolge il palco.
Le due creature, prive di un linguaggio verbale articolato a tratti, scrivono su una lavagnetta frasi sensate alternate a composizioni deliranti. Si esprimono attraverso gesti, con propri caratteristici passi e andature, con salti e cadute; oppure versi strillati, quasi rapaci, parole sussurrate e grida. Sono creature isolate nelle proprie rispettive esistenze, vivono esprimendosi nelle loro mostruosità senza soffrire la mancanza di parola, prive di frustrazione o senso di impotenza, sono corpi pieni di energia. Ma i due esseri sembrano non rivolgersi mai l’un l’altro: qualche volta si avvicinano, forse si studiano quando sono in prossimità dello stesso luogo, ma non giungono mai ad un contatto. L’ambiente sonoro – curato da Roberto Rettura – scivola dolcemente in un cambiamento totale d’atmosfera con l’entrata di un caldo e umano suono di sax che irrompe nella scena. Ecco che avviene la trasformazione: lui e lei, ora uomo e donna, sono l’una davanti all’altro, pronti a ballare una danza già fredda e morta. Pochi secondi, basta uno sguardo e l’urlo straziante di lei che lo fugge sembra voler strillare la mostruosità della condizione umana e la straziante consapevolezza afferrata nell’immediatezza di un attimo.
Una nota di merito va a Rhuena Bracci che incanta e inquieta con l’espressività del suo corpo, testimone di grande studio e preparazione tecnica. Sulla conoscenza irrazionale dell’oggetto è il frutto appena maturo dello studio Tracce verso il nulla iniziato nel 2007. In un linguaggio visivo e sensoriale Il GRUPPO NANOU cerca empaticamente il suo fruitore senza necessità di una narrazione razionale e propone un lavoro suggestivo, frammentario e imprevedibile come lo sono i sogni, in cui il filo conduttore non può emergere dalla superficie.
Visto al PIM Spazio Scenico, Milano
Agnese Bellato