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Quattro vite possibili per Oscar De Summa: Chiusigliocchi debutta a Castrovillari

foto di Angelo Maggio

In scena un tavolo, quattro sedie e una porta. Quattro uomini, dall’aspetto anonimo e dimesso, fin dall’inizio travolgono lo spettatore con un fiume di parole, per confonderlo e arrivare ad attraversarlo.
Chiusigliocchi
, raffinato e minimalista lavoro teatrale di Oscar De Summa, in prima nazionale a Primavera dei Teatri a Castrovillari, è un interessante prova d’attore che si muove contemporaneamente su diversi piani di realtà, con dialoghi sincopati, accurati e finemente cesellati, capaci di lasciare intravedere il significato dell’esistenza tra storielle di quotidianità sconcertante.

«Tutto il lavoro prende le mosse da un’immagine – spiega Oscar De Summa durante un’intervista rilasciataci –; un giovane, ormai preso dalla disperazione, prepara una corda per impiccarsi. In quel momento penoso e tragico arrivano i genitori che lo vedono e gli dicono sarcastici “ma smettila di fare sempre stupidaggini”. Insomma, nemmeno nel suo ultimo istante di vita, quello di maggiore pathos, viene preso sul serio. I genitori sono vecchi e marci. Così come il potere che rappresentano. In fondo siamo tutti ragazzini che si confrontano con un potere».

Chiusigliocchi parla di suicidio e della disperazione della vita quotidiana, attingendo all’immaginario letterario dell’americano Raymond Carver, il grande maestro della short story statunitense.

«Sono partito – continua De Summa – da un pensiero che mi riguarda: non sono un depresso ma penso al suicidio ogni giorno, senza tragicità ma con serenità, come una via d’uscita alternativa. Ho individuato un territorio d’indagine e da lì è cominciato il lavoro, partendo proprio da uno spazio senza troppe indicazioni e da quattro vite possibili, per raccontare una storia su più livelli, su diversi piani di realtà. Quando abbiamo avuto bisogno di un substrato di vita reale abbiamo attinto a Carver, un autore capace di illustrare in cinque pagine tutta una vita, svelando la crudezza e cattiveria dentro la quotidianità».

I quattro personaggi di Chiusigliocchi, interpretati ottimamente dallo stesso De Summa con Armando Iovino, Francesco Rotelli e Tommaso Rotella, si agitano, piangono, litigano per conquistarsi la parola, ballano il valzer, cadono, confessano le loro debolezze e aspirazioni in un crescendo di architetture linguistiche surreali, ricordi rarefatti, muovendosi con estrema disinvoltura sulla scena.
Camminano, si siedono, arrivando a salire in piedi sul tavolo per un tanto agognato cambio di prospettiva, continuando a raccontare storie piccole e immense al tempo stesso in un gioco meta-teatrale forse di difficile fruibilità ma di sicuro fascino e stile.
Esilarante nel finale, l’entrata in scena di un ragazzo, interpretato da Vincenzo Nappi, in costume da bagno con un pallone sotto braccio che distribuisce fogli ai personaggi, sempre più convinti di dover farla finita mentre, chiaro omaggio alla poesia Lemonade, si piange un figlio che dopo un lieve incidente stradale si è addormentato per non svegliarsi più. Situazioni irreali, patetiche e tremendamente amare.

«Ognuno di noi – dichiara l’autore e regista – si è confrontato con quella che ho definito “perfettibilità”, quello che siamo e quello che vorremmo essere, un passo indietro e un passo avanti. Una volta chiusi gli occhi lo sguardo va verso l’interno: lì cosa vede? Chiusigliocchi è un lavoro nato in un particolare momento della mia vita, con sempre meno risorse, meno certezze, dove tutto sembra diventare più difficile. E allora perché non mettersi in gioco, anche senza soldi, senza date: così a Castrovillari ci siamo confrontati per la prima volta con il pubblico ben consapevoli che il lavoro necessitava di altro tempo di studio».

Senza dubbio Primavera dei Teatri è il posto giusto per mostrare un lavoro, anche se ancora in fase embrionale o poco rodato. Il pubblico appassionato e competente giudica con sensibilità e il festival diventa non soltanto vetrina teatrale ma terreno di confronto e riflessione.

«Il passaggio successivo sarebbe quello di raccogliere elementi di vita reale, di sentire la gente per dare al lavoro una connotazione nostrana. Da tempo credo che il teatro debba riguardare direttamente lo spettatore. Metterò per ora da parte questo lavoro della mia cosiddetta “natura autoriale” per continuare il lavoro di riscrittura sui classici. Magari tra un po’ fonderò una nuova etichetta. Chiusigliocchi potrebbe essere il titolo».

Intanto continuando la riscrittura dei classici, De Summa sta lavorando  a Un Otello altro, nuova produzione con la Corte Ospitale.

Visto a Primavera dei Teatri, Castrovillari

Maddalena Peluso