recensione fuga

Dentro l’umanità di Sieni

Recensione a Cinque nonne. Intorno alla casa di Lina e FugaCompagnia Virgilio Sieni

Nella casa di Lina si può entrare in pochi; ci si siede al tavolo della cucina e si aspetta che questa donna, dai capelli bianchi e bastone alla mano, venga verso di noi e mostri con semplicità un frammento di sé. La sua lentezza e la cura con cui ogni movimento avviene fa subito precipitare lo spettatore in una quotidianità dimenticata, in un luogo dove ogni piccolo gesto si carica di significato e rimanda a un tempo altro. Azioni che compiamo ogni giorno, come accendere la luce o prendere in mano un limone, diventano con Lina una scoperta nuova: più che una scoperta, un ritrovamento di qualcosa che dentro di noi c’è sempre stato, una consapevolezza che anche la cosa più semplice può avere delle sfumature non riconducibili a un colore ben preciso o difficili da riuscire bene a definire. Con Cinque nonne Virgilio Sieni continua il percorso intorno all’Arte del gesto nel Mediterraneo, progetto quadriennale iniziato a Marsiglia e inserito all’interno dell’Accademia dell’arte del gesto inaugurata nel 2007 a Firenze. Non ci sono professionisti della danza in questo spettacolo, ma persone comuni: cinque donne – Adele Bonsignori, Maristella Ceccanti, Rosa De Santis, Lina Pelosini e Sonia Salvini – aprono la loro interiorità per pochi minuti a degli sconosciuti; l’intimità diventa il punto di contatto che fa piombare gli spettatori in una dimensione comune sempre esistita ma che nella frenetica società in cui viviamo si perde, si dimentica e si annulla. Accompagnate da piacevoli note di musica classica, le cinque nonne a turno mostrano la loro poesia; la cucina, il fico, il giardino della casa di Lina di Castiglioncello, diventano i luoghi dove il disvelamento avviene; disvelamento che ricorda i video dell’artista Bill Viola come Ocean without a shore, in cui dei corpi provenienti da un’oscurità, da un luogo incerto e non bene identificabile, mettono a nudo se stessi rivelandosi dopo aver superato e infranto un muro d’acqua: si vive un momento catartico, sembra per un attimo di entrare in contatto con un’anima nuda. Ecco che le cinque nonne – e una bambina, Nadia Nuti, che accompagna una delle donne con movimenti pieni di dolcezza – raggiungono lentamente il luogo dove con semplice e delicata gestualità mostrano il loro mondo, la loro essenza e autenticità, e sortiscono lo stesso effetto rivelatorio. Tutto si ribalta, ogni gesto che compiamo nella nostra quotidianità diventa qui poesia: toccare una foglia, spiegare un fazzoletto, sfiorare un albero, prendere in mano una piantina: le azioni si caricano di un’aura particolare e proiettano l’uomo in una dimensione lontana. Sieni fa tornare l’uomo all’uomo, allontanandolo da quella frenesia che caratterizza le nostre esistenze e fa dimenticare la bellezza di essere.

Fuga

Continuano le suggestioni e le emozionanti sensazioni nella stessa serata con Fuga, un breve spettacolo sempre firmato Virgilio Sieni. In scena tre ragazzine di 11 anni, bravissime nell’interpretare una danza che continuamente sorprende e che costituisce la prima coreografia di un progetto triennale più ampio chiamato Cerbiatti del nostro futuro, nato per creare un repertorio di danza contemporanea destinato a giovani ballerini. Noemi Biancotti, Linda Pierucci ed Emma Pellegrini in scena a Castiglioncello, grazie anche all’assistente alla coreografia Chelo Zoppi a cui va un plauso, formano dapprima un duetto per poi lasciare posto a un assolo: in ogni momento questi piccoli corpi allungano le gambe, coprono un’ampia fetta di palco con delicatezza, cercando una propria fuga, un proprio passaggio. Nel passo a due le ragazzine si sostengono, si abbracciano dolcemente, alternando dei passi che diventano brillanti e fugaci momenti di leggerezza. Le musiche scelte – da Balanescu Quartet ad Anthony and the Johnsons – si incrociano meravigliosamente con una coreografia che seppur pensata per giovani interpreti tra gli 11 e i 13 anni può benissimo conquistare un pubblico adulto e anzi emozionarlo prendendolo per mano per condurlo lungo vie di fuga sconosciute.

Visto al Festival Inequilibrio, Castiglioncello

Carlotta Tringali