Come gira l’economia mondiale? Ciò che riguarda il mondo della finanza genera spesso, nei non addetti, una sorta di repulsione che se da un lato mitizza il denaro allo stesso tempo lo priva di valore. All’interno di questo territorio esiste un tipo di moneta chiamata “virtuale” della quale se ne rispetta la portata inventiva, l’idea che si possa ragionare e smerciare mediante una risorsa immateriale ma della quale non è possibile tracciare i limiti. Il mercato è diventato uno scambio monetario che ha travalicato la legalità; puzza di marcio e sta sempre molto attento a non svelare la sua piaga, una profonda e intrinseca corruzione.
La Compagnia MusellaMazzarelli catapulta la problematica in teatro con Crack Machine. Il denaro non esiste, un spettacolo che ha debuttato a Primavera dei Teatri e che prende spunto dalla vicenda che, nel 2007, ha visto Jerome Kerviel, un ex trader della Societé Générale, accusato di essere l’unico responsabile di un buco di 5 miliardi di euro. Paolo Mazzarelli interpreta il protagonista dello scandalo che, in Crack Machine, è chiamato Geremia Cervello. Geremia era bravo nel suo lavoro; i rendimenti di depositi e gli investimenti finanziari dei clienti erano aumentati così tanto che era soprannominato “cash-machine” fino al giorno in cui divenne “crack-machine”. Nella divisione di quattro personaggi per due attori, la corruzione di questo mondo porta il nome di Alberto La Parola, avvocato che minaccia Cervello al fine di scagionare la Banca; e di Italo Capone, guardia carceraria che esercita il suo potere su Eros – il detenuto responsabile del laboratorio di falegnameria, interpretato da Lino Musella – per sottometterlo a sé.
Dal notiziario radiofonico che apre lo spettacolo e informa della fuga di Geremia Cervello dal carcere, la drammaturgia di Musella e Mazzarelli, autori, attori e registi, fa uso del flashback per circoscrivere la vicenda. All’interno del penitenziario l’elegante trader, di nero vestito e dal linguaggio sopito, incontra Eros, uomo semplice che si esprime in dialetto napoletano. Il confronto tra i due detenuti si fonda sulla differenza dei capi d’accusa, sulla gravità dei crimini commessi; due realtà ben distinte che si incontrano e dalle quali emerge che «il peggior criminale è il capo della mia banca», il mondo di Cervello, il mondo degli istituti di credito. Sottili sono i riferimenti ai crack finanziari che hanno riguardato il nostro Paese, esplicita invece è la mafia interna allo IOR, l’Istituto per le Opere di Religione, solo per citare una di quelle sigle dietro «cui ci sono i criminali veri, gli squali; ci sono quelli che prestano 100 milioni e che sanno che ne avranno indietro 150».
Dal fumo di miliardi di euro alla fuga dal carcere dell’uomo: questo è l’unico modo per recuperare una libertà della quale l’uomo è stato privato durante la reclusione, l’unica possibilità per sfuggire ai ricatti del Potere e rispondere alle accuse di un crimine in cui non può esserci un solo responsabile. Tra le bellissime musiche che scandiscono il lavoro – dalle intromissioni di Climnoizer a Co’sang, artisti suggestivi e funzionali alla drammaturgia –, riaffiora la voce radiofonica che ha aperto lo spettacolo «le rivelazioni di Cervello stanno sconvolgendo il mondo bancario» ma dell’uomo, nessuna traccia.
Visto a Primavera dei Teatri, Castrovillari
Elena Conti