Recensione a Sogno di una notte d’estate – regia di Carlo Cecchi
Torna alla commedia shakespeariana che più lo attrae il regista Carlo Cecchi e questa volta lo fa con una compagnia di giovanissimi, da poco usciti dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Sogno di una notte d’estate nasce come saggio di diploma nel 2009 e diventa un vero e proprio spettacolo, con la ripresa del Teatro Stabile delle Marche per il 52° Festival dei Due Mondi di Spoleto tanto da essere giunto ora al suo secondo anno di tournée.
L’estate non è più “mezza” come prevedeva Shakespeare per la sua commedia seicentesca e si spoglia di qualsiasi orpello scenico che ne dia traccia: sul palco solo gli attori-musicisti ad animare una lunga notte di sogno, tra folletti che canticchiano e coppie che si inseguono e litigano guidate da incantesimi pasticciati.
Nonostante i numerosi personaggi e le intrecciate evoluzioni amorose, la storia risulta lineare e ben chiara anche nella puntuale traduzione della poetessa Patrizia Cavalli che rievoca perfettamente la lingua dell‘epoca, tra rime alternate e smielose dichiarazioni d’amore, alleggerite dalla musica suonata direttamente sul fondo palco dagli stessi attori e da una gestualità corporea divertita e divertente che fa quasi il verso alle parole, in una continua corsa che diventa piacevole gioco di commedia.
Non solo la trama amorosa di intrecci fa procedere lo spettacolo, ma soprattutto la piccola commedia della compagnia teatrale di fortuna presentata al suo interno: Carlo Cecchi dismette i panni dal ruolo di Egeo, padre della bella Ermia, per essere a tutti gli effetti un capocomico di un gruppo di disperati, connotati – verrebbe da dire in puro stile cecchiano – da vari accenti del sud. Un falegname, uno stipettaio, un tessitore (l’ostinato Bottom), un aggiusta-mantici, un calderaio e un sarto si improvvisano attori di tragedia per provar a guadagnare qualche soldo. In un crescendo di trovate esilaranti, questi personaggi si contrappongono totalmente per stoltezza e linguaggio alle coppie innamorate diventando il vero motore della commedia: incontenibili le scene finali con la loro rappresentazione raffazzonata che conquista il pubblico in sala più che gli innamorati shakespeariani perplessi che, contenti delle loro nozze appena avvenute, guardano da un lato del palcoscenico i poveracci, deridendoli.
Shakespeare risulta qui non solo un autore da manuale e una prova attoriale per giovani allievi ma, come altri grandi autori del ‘900 hanno mostrato, la conferma che lo si può mettere in scena senza farlo risultare “impolverato” anche utilizzando diversi stili di linguaggio nello stesso spettacolo.
Prova superata per questi allievi attori/musicisti che meritano perciò di essere nominati: Federico Brugnone, Silvia D’Amico, Fabrizio Falco, Vincenzo Ferrera, Davide Giordano, Dario Iubatti, Luca Marinelli, Alessandro Marmorini, Giorgio Musumeci, Gabriele Portoghese, Sofia Pulvirenti, Barbara Ronchi, Valentina Ruggeri e Cecilia Zingaro.
Visto al Teatro Lauro Rossi, Macerata
Carlotta Tringali