Qualche giorno fa ci è arrivata una mail inaspettata. Da una delle compagnie che il Tamburo di Kattrin, sin dai primi passi della webzine, ha sempre seguito e stimato: Pathosformel. Sono passati sette anni da quando il gruppo di Daniel Blanga-Gubbay e Paola Villani si è formato, «sette anni bellissimi, e dovendo tornare indietro ricominceremmo tutto da capo» come scrivono i due artisti in apertura della mail. Con poche e dense righe, scritte con il cuore, hanno affermato che a luglio Pathosformel sarà per l’ultima volta in scena. Poi una grande festa a Centrale Fies di Dro – primo a sostenere la crescita umana e creativa della compagnia –, un’intera giornata in cui verranno ripercorsi tutti i lavori nati durante questi sette anni. Un percorso, quello di Pathosformel, che è pronto a trasformarsi in altro, in qualcosa che ora non è dato sapere e che oggi ci scuote; ma non bisogna dimenticare che come ci insegnavano da bambini a scuola “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Questo è il nostro augurio nei confronti di due artisti dotati di una grande intelligenza, e di una sensibilità rara e delicata.
Una scelta coraggiosa, di grande eleganza – come del resto tutti i loro lavori – che ci ha spinto a ricercare nella nostra webzine alcuni articoli apparsi negli anni, approfondimenti dedicati “ai Pathos”; perché ne abbiamo seguito i battiti, i respiri e le pulsazioni. Ne abbiamo apprezzato il lirismo, la ritualità e oggi vogliamo ripercorrere questo sentiero di emozioni e riflessioni.
Su “La timidezza delle ossa” L’astrattismo entra a teatro con Pathosformel di Carlotta Tringali […] timidamente si assiste al contatto tra due mani, all’abbraccio rapsodico di due toraci, a una spina dorsale che percorre tutto lo spazio, nelle diverse direzioni. Sta allo spettatore trovare gli incastri, immaginare cosa possa spingere quei corpi a cercarsi o a respingersi. La storia da ricostruire spetta a chi osserva seduto in platea, diventando così soggettiva. Continua a leggere l’articolo |
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Sul laboratorio tenuto da Pathosformel a Teatro Fondamenta Nuove di Venezia – 2009 → Collezionando insieme ai Pathosformel di Camilla Toso Il laboratorio ha esplorato le diverse possibilità del gesto anatomico, più precisamente la possibilità di “collezionare gesti” analizzandoli e studiandoli fino a creare un vero e proprio manuale tecnico, anzi una collezione. Continua… → Video intervista a Pathosformel di Redazione Abbiamo incontrato Daniel Blanga Gubbay e Paola Villani dopo il laboratorio tenuto al Teatro Fondamenta Nuove. Continua… |
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Su “La prima periferia” Azioni che interrogano lo sguardo di Roberta Ferraresi In un silenzio dai tratti rituali, all’interno di un quadrilatero chiaro, tre figure sono impegnate a far muovere altrettante creature, che vanno a costruire, successivamente, immagini e (più di rado) azioni. Continua a leggere l’articolo |
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Su “An Afternoon love” Conflitti su sfondi urbani nelle danze di Pathosformel di Giulia Tirelli Nello studio di An afternoon love un giocatore di basket si muove agile sulla scena, danzando in un assolo di scartaggi, e accompagnato dal solo pallone. Ciò che si palesa sin dall’inizio è il senso di uno sforzo e di una lotta contro qualcosa che abita la scena con il performer, ma invisibile. Continua a leggere l’articolo |
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Su “T.E.R.R.Y.” → #appuntidiunfestival pt.9: Pathosformel di Redazione Tre esperimenti e una performance. Luci, piante, esseri umani, nello specifico bambini. Sopravvivenza, competizione, aggressività. Evoluzione, sconfitta, morte. Immaginare un altro mondo? Rinunciare a questo? Continua… → T.E.R.R.Y. di Redazione Dreamcatcher – Il Tamburo di Kattrin T.E.R.R.Y. di Pathosformel è un progetto articolato in più movimenti e studia i sistemi di competitività su cui si basano relazioni, esistenze e #sopravvivenze, non solo umane, ma anche animali, vegetali e tecnologiche-inanimate. Continua… |
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APPROFONDIMENTI Qualche appunto fra scena e realtà di Roberta Ferraresi Controscena e Scena: la parola agli artisti di Roberta Ferraresi Visioni in scena di Camilla Toso Avere trent’anni sì, ma solo se si è a Dro di Carlotta Tringali Il ruolo del pubblico a Contemporanea Festival 2011 di Roberta Ferraresi |