Dalla Piazza del Mercato alla Rocca Albornoziana, dal Teatrino delle 6 a Palazzo Mauri. Prime teatrali, esposizioni multimediali, rassegne di cinema, operette buffe, concerti, per un totale di 120 aperture di sipario e oltre 20 eventi dal 28 giugno al 14 luglio. Il Tamburo di Kattrin vive la 56esima edizione del Festival dei 2mondi di Spoleto, sedendo in platea, attraversando le sale museali, salendo e scendendo nei vicoli spoletini, scoprendo angoli nascosti. E restituendo, nello spirito di E20umbria.it, l’atmosfera sfaccettata di una manifestazione storica. Non solo recensioni, ma impressioni, conversazioni, suggestioni. Un diario di bordo a più mani, tra palchetti e locande, chiostri e palazzi.
Una pioggerella sottile ha bagnato il ritorno alla danza di Alessandra Ferri, in un Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti affollato di personalità, saturo di pubblico dalla platea al loggione. Firma, l’ètoile, le coreografia di The piano upstairs, scritto dal drammaturgo John Weidman.
Lascia il palco, il pianoforte a coda, all’inizio della pièce, per ritornare soltanto alla fine, testimone muto di un matrimonio fallito. Una scenografia scarna, con divani sul proscenio e affaccio su uno skyline americano, accoglie le battute finali di una storia d’amore. Si alterna, il racconto di Boyd Gaines, marito abbandonato, agli assoli, ai pas de deux, ai pas de trois, che l’esile danzatrice esegue insieme a Attila Csiki, Stephen Hanna e Andrea Volpintesta. Si aggrappa, lei, alle braccia di possibili amanti, fantoccio abitato dall’infelicità, svuotato dalla nostalgia di figli mai nati, svilito da un rapporto sfibrato, logoro, consumato. È incapace, lui, di comprensione, indisposto al dialogo, ossessionato da una fine alla quale non riesce ad arrendersi. Una struttura classica, lineare, una regia sobria, essenziale, che vive di sottrazioni, firmata dal direttore artistico del Festival dei 2mondi, Giorgio Ferrara, per uno spettacolo che scorre, fluido, sulle note di Arvo Pärt, Fabrizio Ferri e Giovanni Allevi, i tre capisaldi della colonna sonora. E se l’evoluzione della storia vede succedersi momenti ironici, dialoghi drammatici e brevi scatti di violenza, l’immagine finale, quella di un abbraccio intimo, intenso, tra moglie e marito, lascia una sensazione di tenerezza, di calore, di pacificazione, tra gambe che si intrecciano e guance che si sfiorano.
Rossella Porcheddu
Questo contenuto fa parte del progetto E20UMBRIA per il Festival 2Mondi di Spoleto