Uno spunto che si palesa come un lampo in testa, un’immagine, una frase: tenerla e metterla da parte, essere pazienti e aspettare. Se questo frame è buono, il giorno dopo – o meglio, i giorni dopo – crescerà e l”intuizione diverrà idea, soggetto, storia concreta.
Nel primo giorno di workshop di scrittura drammaturgica, che si tiene al Festival Primavera dei Teatri, l’insegnante d’eccezione Edoardo Erba incontra i partecipanti e sottolinea come sia necessario avere un vocabolario comune per intendersi e non cadere in incomprensioni. Il drammaturgo di fama nazionale – molto conosciuto anche all’estero grazie alla traduzione dei suoi lavori in diverse lingue – puntualizza come tutto ciò che verrà detto sarà opinabile, perché il suo punto di vista è quello che, poi, viene confermato e riconfermato in tutti i suoi scritti ma non è ovviamente il solo possibile. Proprio per questo era stato chiesto ai partecipanti all’iscrizione, di leggere almeno una sua pièce per capire meglio lo stile e la poetica di un autore che con ironia e sarcasmo affronta la realtà.
Erba specifica e offre le coordinate comuni che serviranno ad affrontare un laboratorio molto concentrato dato la sua breve durata di sei giorni. Coordinate che secondo lui sono anche alla base per iniziare la stesura di un testo. Innanzitutto abolisce la parola “tema”, sottolineando come questo non generi quasi mai un’idea ma invece si risolva in una bolla di sapone, una chiusura da cui è difficile trovare interessanti modi di approfondimento. Ma soprattutto l’autore afferma come la scrittura non sia un’attività che si improvvisa: bisogna allenarsi, come ci si allena per una gara importante. E qui vengono in mente i due protagonisti di Maratona di New York – il dramma che lo ha reso celebre – che tentano di prepararsi al grande evento, ma in realtà non hanno una vera e forte volontà: il loro allenamento faticoso viene esorcizzato in diverse modalità che ovviamente non gli permetteranno di arrivare preparati alla dura gara. Viene anche in mente Orhan Pamuk, il premio Nobel alla letteratura, che in più di una dichiarazione ha espresso come scrivere non sia per lui qualcosa di automatico, ma di come abbia bisogno di dedicare ogni giorno alla pagina bianca molto tempo, come se fosse un rituale magico dove le parole prendono forma, i personaggi prendono vita.
Dopo essersi presentato e definito come un “onnivoro” per aver lavorato in diversi campi, dalla televisione al teatro, dalla pubblicità alla radio, Erba lascia spazio ai partecipanti: ognuno si presenta, nella sua diversità e di fronte alla tanta curiosità che si respira in mezzo a questo gruppo eterogeneo per età e passioni. Quasi tutti interessati alla scrittura e al raccontare qualcosa della propria vita, vengono invitati nella seconda parte della giornata ad esprimere che cosa li ha colpiti durante le presentazioni: una frase, una curiosità, un modo di essere, di interagire o semplicemente di non parlare. Informazioni più disparate o semplicemente situazioni misteriose, sottese e non esplicitate, iniziano ad essere prese come spunto e guidano i partecipanti in un percorso fatto di proprie immagini mentali, di storie ricostruite nella propria testa: Erba adotta un ottimo metodo lavorativo che si prospetta molto interessante. Non resta che attendere per vedere come si svilupperà il materiale immaginifico raccolto…
Carlotta Tringali